Visioni

Borghesia a tavola, una farsa belluina

Borghesia a tavola, una farsa belluinaUna scena di «Belve, una farsa» – foto di Duccio Burberi

A teatro Massimiliano Civica regista su un testo arguto di Armando Pirozzi che rispolvera un genere classico con un taglio attuale

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 21 aprile 2018
Dire «farsa» oggi è correntemente un insulto: in una vertenza, in un’analisi, in politica. Ma la farsa era invece un genere nobile e necessario del teatro, e non solo italiano (dove per altro sono nati molti dei geni spettacolari del secolo scorso nel nostro paese). «A gentile richiesta, seguirà una comicissima farsa» era l’annuncio apodittico e indiscutibile che la compagnia «all’antica italiana» D’Origlia-Palmi faceva risuonare nell’intervallo delle loro sublimi e terrificanti «vite delle sante»: aveva un valore liberatorio, quasi catartico come il dramma satiresco dopo le trilogie tragiche. Quasi una premonizione del successivo e politicissimo «una risata vi seppellirà». Lo...

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