Bravo Renzi, evviva Sanremo
Quando meno te le aspetti, qualche volta lo stellone brilla di una buona luce. Il presidente del consiglio ieri ha replicato con fermezza all’invasione di campo del cardinal Bagnasco, il […]
Quando meno te le aspetti, qualche volta lo stellone brilla di una buona luce. Il presidente del consiglio ieri ha replicato con fermezza all’invasione di campo del cardinal Bagnasco, il […]
Quando meno te le aspetti, qualche volta lo stellone brilla di una buona luce.
Il presidente del consiglio ieri ha replicato con fermezza all’invasione di campo del cardinal Bagnasco, il presidente della Cei che a nome dei vescovi italiani si è seduto sullo scranno della seconda carica dello stato spiegando che la legge Cirinnà andrebbe votata a scrutinio segreto. «Il voto segreto lo decide il parlamento e non la Cei, lo dico con stima per il cardinal Bagnasco. A me piacerebbe molto l’idea che un parlamentare risponde del voto che dà e lo spiega», è la replica di Renzi. Non lo stabilisce la Cei come deve votare il parlamento, ma se proprio ci dobbiamo esprimere come governo, sui diritti civili sarebbe meglio esprimersi a voto palese.
Una difesa della legge, che, al contrario di quel che auspica una parte della curia, dovrebbe essere un esercizio palese di democrazia, perché si vota un provvedimento importante per la società italiana, si mette fine al pesante ritardo culturale per riconoscere finalmente un cambiamento già avvenuto, nelle case come nelle scuole.
Poi, certo, è lo stesso presidente del consiglio che bastona l’anima parlamentare con le riforme costituzionali, che ama più l’obbedienza che la discussione, ma in questa occasione Renzi si è messo accanto ad altri “cattolici adulti”, come Prodi e Marino e sui diritti civili fila dritto, condotta tanto più apprezzabile visto che nel 2007 il nostro presidente del consiglio partecipava al Family day benedetto da Berlusconi.
In questo dibattito parlamentare, che affronta pubblicamente il tema dell’omosessualità, dagli eletti del popolo si è ascoltato il meglio e il peggio. Perché confrontarsi sull’amore tra due persone dello stesso sesso ha mostrato sia la faccia di un’Italia civile che quella di un paese fermo a un passato che ammorba l’aria. I Giovanardi, i Gasparri spiccano, ma l’ignoranza e il pregiudizio regnano sovrani in quella parte dell’emiciclo.
Semmai colpisce che, nel momento dello scontro politico-parlamentare, a evocare una divisione tra laici e cattolici intervenga la voce dell’ex presidente della repubblica. Napolitano ha tirato in ballo, anche lui, l’Italia del passato parlando di «estremizzazioni tra laici e cattolici, credenti e non credenti». Dimenticando di spiegare quale sarebbe il nesso tra la religione e una legge sulle coppie omosessuali. Si può essere favorevoli o contrari, ma da laici, senza l’aiuto dello spirito santo. La fede non c’entra niente come non c’entrava ai tempi del divorzio, e Napolitano dovrebbe averne buona memoria.
Dopo le immagini dei telegiornali sull’imbarazzante spettacolo di palazzo Madama, davanti agli schermi della Rai dieci milioni di telespettatori hanno seguito il Festival di Sanremo e in mezzo ai fiori, simbolo e vanto della riviera, hanno visto spuntare i fiocchi arcobaleno in sostegno della legge Cirinnà. Legati ai polsi del cantanti, annodati sui microfoni, immortalati da una regia attenta a trasmettere il messaggio che arrivava dal palco dell’Ariston.
Forse McLuhan non sarebbe d’accordo, ma questa volta il messaggio alla fine l’ha spuntata sul mezzo. Non poteva esserci segno più evidente di quanto il sentimento popolare abbia poco a che vedere con porpore e Family day.
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