Cultura
Brevi versi come pittura, l’assenza si sprigiona da labili apparizioni
Poesia «Niente dirà dove sei» di Stefano Calafiore, per Manni. Nell'opera, colpisce l’immobilità irreale in cui si dispongono le silhouette umane, tanto che l’unico movimento esperibile è quello del soggetto poetante
Un'installazione di Tokujin Yoshioka allestita al National Art Center di Tokyo
Poesia «Niente dirà dove sei» di Stefano Calafiore, per Manni. Nell'opera, colpisce l’immobilità irreale in cui si dispongono le silhouette umane, tanto che l’unico movimento esperibile è quello del soggetto poetante
Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 1 marzo 2022
Nella splendida eredità della lirica occidentale è implicita una posta paradossale: la massima concentrazione narcisistica sull’autore, sul suo qui e ora che espunge l’altro, è anche la denuncia muta di quella amputazione e insieme la scommessa, per certi versi paranoica e mai verificabile, di approdo a una verità universale. Ogni lettore riconosce nel suo fascino, provato subito o dopo secoli, la strana euforia di vedere insieme il poeta e se stesso, quel tempo e il proprio. Spetta alla successiva responsabilità del lettore giungere alle distinzioni, dar voce a quanto rimane indicibile, farsene carico e arma. Il titolo della raccolta dell’esordiente...