Alias
Bulat Okudžava, il cantapoeta
Pagine/Due libri omaggiano il «primo bardo russo». Tra canzoni e poesie Le sue liriche con la chitarra sono metafora di un mondo agognato e perduto. «Ma se non va così, se fu un’assurda sfida, che mi perdoni iddio, mio figlio mi derida: ho aperto le ali per il cielo degli umani, della speranza ho fatto il mio domani|»
Nell'immagine Dave Van Ronk, Guccini e Okudžava al Premio Tenco nell’85 (foto Roberto Coggiola)
Pagine/Due libri omaggiano il «primo bardo russo». Tra canzoni e poesie Le sue liriche con la chitarra sono metafora di un mondo agognato e perduto. «Ma se non va così, se fu un’assurda sfida, che mi perdoni iddio, mio figlio mi derida: ho aperto le ali per il cielo degli umani, della speranza ho fatto il mio domani|»
Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 6 aprile 2019
Essere poeti in Russia è più che essere poeti, diceva Evtušenko, il poeta e romanziere russo. Le grandi tappe della storia russa le conosciamo attraverso la sua letteratura. La truce oppressione zarista, le ipotesi liberali dei decabristi, la rivolta nichilista, il populismo, i servi della gleba e i folli in dio, animano volta per volta le pagine di Gogol, Tolstoj, Dostoevskij, Cechov. Il grande momento rivoluzionario che fra il 1905 e 1917 colloca quel paese sterminato al centro del mondo, ci arriva anche dalle folgorazioni di una generazione di poeti: Blok, Majakovskij, Esenin. E poi ancora, la faticosa costruzione di...