Cultura
Caccia grossa contro il libero accesso
Internet Resi pubblici i materiali della polizia federale su Aaron Swartz, l’attivista che si era tolto la vita dopo le accuse di sottrazione di documenti e violazione dei computer del Mit. Emerge che l'Fbi era interessata a controllare l'attività del giovane e il complice silenzio della presigiosa università sull'operato della polizia federale
Un ritratto di Aaron Swartz
Internet Resi pubblici i materiali della polizia federale su Aaron Swartz, l’attivista che si era tolto la vita dopo le accuse di sottrazione di documenti e violazione dei computer del Mit. Emerge che l'Fbi era interessata a controllare l'attività del giovane e il complice silenzio della presigiosa università sull'operato della polizia federale
Pubblicato più di 11 anni faEdizione del 15 agosto 2013
Sarà puerile, ma forse quello che fa più effetto è vedere le sue impronte digitali. E le foto segnaletiche, proprio come un criminale comune. Del resto Aaron Swartz, una delle migliori menti della Rete suicidatosi lo scorso gennaio a soli 26 anni, per il governo Usa era questo: un criminale imputato di 13 capi d’accusa che gli avrebbero fatto rischiare fino a 35 anni di carcere e 1 milione di dollari di multa. Ma lui ha deciso di andarsene tre mesi prima del processo, impiccandosi nel suo appartamento. Pure, il dibattito su quell’ingranaggio kafkiano che ha progressivamente stritolato l’attivista continua...