Alias Domenica
Canova, plasmare il Moderno facendo propria la lezione dell’Antico
Canova e l’Antico È un confronto per analogia e opposizione quello istituito da Giuseppe Pavanello: più di cento opere messe in dialogo con i «modelli» greci e romani conservati al MANN
Antonio Canova, Apollo che si incorona, 1781-’82, Los Angeles, Getty Museum
Canova e l’Antico È un confronto per analogia e opposizione quello istituito da Giuseppe Pavanello: più di cento opere messe in dialogo con i «modelli» greci e romani conservati al MANN
Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 16 giugno 2019
Giuseppe PucciNAPOLI
Su Antonio Canova la critica ha avuto sempre opinioni contrastanti. Anche quando il ‘nuovo Fidia’ (o ‘nuovo Lisippo’, come fu chiamato) era conteso dalle teste coronate di tutta Europa e perfino dalla giovane repubblica americana, altri lo liquidavano con una battuta: «scultore veneziano tradotto in greco». Nel secolo scorso Ludovico Ragghianti diceva di preferire alle sue statue, fin troppo levigate, i bozzetti, gli schizzi e i disegni, dove meglio si apprezzava la vena spontanea dell’artista. Parimenti Elena Bassi, in un lavoro del 1943 ancora oggi fondamentale, osservava che lo scultore «rimane quasi prigioniero nelle pastoie delle teorie artistiche e soffocato...