Visioni
Caparezza o del rap come psicoterapia
Musica Esce oggi «Prisoner 709», il settimo album dell'artista di Molfetta. Sedici tracce per un concept sul disagio mentale e sui «nuovi» mostri della società. «Non so se a far scattare l’ispirazione è stato l’acufene, di certo ha contribuito. Per la prima volta ho fatto emergere la parte più inquieta di me stesso»
Caparezza – foto di Robert Ashcroft
Musica Esce oggi «Prisoner 709», il settimo album dell'artista di Molfetta. Sedici tracce per un concept sul disagio mentale e sui «nuovi» mostri della società. «Non so se a far scattare l’ispirazione è stato l’acufene, di certo ha contribuito. Per la prima volta ho fatto emergere la parte più inquieta di me stesso»
Pubblicato circa 7 anni faEdizione del 15 settembre 2017
Abbandonati i corridoi dei musei, le tele e le vite dei grandi maestri dell’arte, Caparezza tenta per questa sua settima creazione musicale, Prisoner 709 (Universal) in uscita oggi, un’operazione singolare. Partendo da quello che definisce «incidente professionale» – un acufene aumentato fino a diventare una sorta di tortura così da tenerlo lontano dalla scrittura per molto tempo – ha messo insieme sedici tracce che dal racconto del disagio mentale ci rivelano molte cose del nostro umano contemporaneo. Politicamente scorretto il musicista nato a Molfetta 43 anni fa lo è sempre stato, ma forse mai come per questo nuovo progetto mette...