Cultura

Capitalismo clinico, in soggettiva

Capitalismo clinico, in soggettivaStreet art, Miss Van e Ciou (Barcellona)

Narrazioni / 8 Che cosa ne è dei nostri corpi, del loro essere situati e sessuati? Come riusciamo a riappropriarci di ciò che sta accadendo in questo tempo se non partendo da noi stessi? Vulnerabilità, lutto, immunità ma anche erotismo - nella strettoria tra il dentro e il fuori, tutta politica, tra costrizione e desiderio

Pubblicato più di 4 anni fa
Cammino come un topo. Me ne accorgo appena incontro qualcuno che come me si addossa al muro, abbassa la testa, strisciamo entrambi. La vulnerabilità di un corpo in una estetica clinica, prostetica bianca verde, mascherine e guanti di lattice, le strade come corsie di un ospedale. Muoversi ha lasciato la carta dei diritti, sta nel protocollo dei divieti. Sono sanzionabile se non giustifico la mia uscita. Camminare fa paura, fa sentire colpevoli, di essere liberi, o per essersi ammalati, o perfino di non essersi ammalati affatto? È la guerra al contagio. Nel linguaggio bellico c’è sempre un nemico, pare siamo...

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