Visioni
«Capri-Revolution», la danza del cinema alla scoperta del mondo
Mario Martone Il film mostra l’emancipazione di un soggetto in un deserto culturale che è anche il nostro contemporaneo. La protagonista apre gli occhi su un’anomalia, e dopo lo shock coglie la poesia dei luoghi e dei corpi
Marianna Fontana in una scena del film – Mario Spada
Mario Martone Il film mostra l’emancipazione di un soggetto in un deserto culturale che è anche il nostro contemporaneo. La protagonista apre gli occhi su un’anomalia, e dopo lo shock coglie la poesia dei luoghi e dei corpi
Pubblicato quasi 6 anni faEdizione del 15 gennaio 2019
Tornare a Capri-Revolution dopo gli sguardi cursori che si sono snodati in occasione dell’uscita del film – forse interdetti o, giustamente, destabilizzati da un ecosistema filosofico problematico, stratificato, che fanno di questo, uno dei film più importanti della stagione cinematografica – significa ora poterne contemplare il portato umanistico, i processi di edificazione della persona, quel divenire personaggio da parte dell’essere, quindi quell’esserci direbbe Derrida, una volta inserito nel poema del mondo, nell’apparato di segni attraverso cui il mondo è, si esprime. Non affresco storico allora (come non lo era Il giovane favoloso e cercava una fuga in avanti, ad esempio...