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Carcere, Jhonny era un rapper non un numero

Rapporto Antigone Uno dei 34 detenuti suicida dall'inizio dell'anno. Una giustizia anonima e burocratizzata lo aveva messo dentro per avere violato le norme sulla detenzione domiciliare. Il suo malessere è stato trattato con quel manicheismo repressivo che non ammette pietà.

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 11 agosto 2020
La pena è una sanzione, ma come ci raccontano i dizionari, è anche sinonimo di sofferenza. Una sofferenza che ha portato il povero Jhonny Cirillo, giovane rapper venticinquenne di Scafati, a suicidarsi nel carcere di Salerno. Jhonny è uno dei 34 detenuti suicida dall’inizio dell’anno. Una percentuale purtroppo in aumento rispetto all’anno scorso, segno che la pandemia ha aumentato il tasso di sofferenza. Ogni suicidio è comunque segno di disperazione individuale. Per questo non vanno cercati i capri espiatori tra coloro che hanno mere funzioni di custodia. Non vanno colpevolizzati coloro che non avrebbero sorvegliato minuto per minuto l’aspirante suicida....

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