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Caso Ruby, ci si può dimettere contro un’ingiustizia
Corruzione Le dimissioni del giudice Tranfa dopo la sentenza d’appello sul «caso Ruby» sono lecite. Sbaglia la magistratura a stracciarsi le vesti in modo corporativo. Piuttosto, si consenta ai magistrati di presentare la propria sentenza «di minoranza» come accade nei giudizi di altri paesi
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Corruzione Le dimissioni del giudice Tranfa dopo la sentenza d’appello sul «caso Ruby» sono lecite. Sbaglia la magistratura a stracciarsi le vesti in modo corporativo. Piuttosto, si consenta ai magistrati di presentare la propria sentenza «di minoranza» come accade nei giudizi di altri paesi
Pubblicato circa 10 anni faEdizione del 21 ottobre 2014
L’assoluzione in appello di Silvio Berlusconi dai reati di concussione e prostituzione minorile nel cosiddetto caso Ruby continua a far discutere. Dapprima la motivazione della sentenza: «È stato accertato aldilà di ogni ragionevole dubbio che durante alcune serate organizzate in compagnia delle più disinibite ragazze che erano solite frequentare Arcore e trarne utilità economiche, attività di prostituzione fu effettivamente svolta e con modalità significativamente ricorrenti. […]Si trattava di un sistema in cui l’aspetto fisico, la disponibilità delle donne a esibire i propri attributi femminili, inscenare esibizioni seduttive e erotizzanti provocare e consentire eventuali toccamenti erano credenziali apprezzate». E anche la...