Visioni

«Caveman», in profondità dove la solitudine si fa scudo nell’arte

«Caveman», in profondità dove la solitudine si fa scudo nell’arte

Al cinema Tommaso Landucci racconta la figura di Filippo Dobrilla, una vita dominata dalla fisicità, dal contatto stretto con la terra e con gli animali

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 24 febbraio 2022
«È presente in me una fobia: incappare in mondi umani che avranno il potere di imprigionarmi. Questa paura crea in me il bisogno di fuggire in posti dove solo la natura comanda, madre o matrigna che sia». Nel ventre del pianeta, in una grotta delle Alpi Apuane a 650 metri di profondità, uno scultore scappa dal mondo, dalla massa, e trova un rifugio. Ha in mente un’impresa, realizzare «Il gigante nascosto», un’enorme statua praticamente invisibile al resto dell’umanità. Con le parole fuoricampo dell’artista Filippo Dobrilla (tratte da sue lettere, diari e interviste lette da Alessandro Benvenuti), ha inizio il film...

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