Alias Domenica

Celant, against interpretation

Celant, against interpretationAmalfi 1968: da sinistra, Tommaso Trini, Achille Bonito Oliva, Germano Celant, Filiberto Menna, Marcello Rumma

Germano Celant, un bilancio dopo la scomparsa Compagno di strada degli artisti e strategico organizzatore, appassionato raccoglitore di documenti e di testimonianze e conoscitore al servizio di una sofisticata industria culturale: l'eredità «ambivalente» del critico dell'Arte Povera

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 17 maggio 2020
Occhiali, penna tra le mani, lo sguardo sui fogli poggiati sulle gambe, l’aria seria del giovane intellettuale. Così Germano Celant appare in una fotografia scattata nei primi giorni di ottobre 1968 negli Antichi Arsenali di Amalfi. Il critico – scomparso a ottanta anni il 29 aprile scorso a Milano – aveva appena inaugurato una delle esposizioni fondamentali per la vicenda artistica di quegli anni, Arte povera + Azioni povere. Tanto la mostra quanto l’«assemblea» – una discussione aperta tra critici e pubblico – e le azioni che gli artisti eseguono sotto le volte gotiche degli Arsenali, nelle vie della città...

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