Alias Domenica
Celant, un’eredità fra Archivio e Ambiente
Germano Celant, "The story of (my) Exhibitions", Silvana Editoriale Da "Arte Povera - Im spazio", 1967, a "Post Zang Tumb Tuuum", 2018, il volume (completato dagli eredi) si offre come un utilissimo regesto, una raccolta di testi e, soprattutto, di laconiche immagini: fra scrupolosa storiografia del presente e scrittura espositiva come momento critico autonomo
Germano Celant «remixa» Harald Szeemann: "When Attitude Become Form: Bern1969 / Venice 2013", Fondazione Prada, Ca’ Corner della Regina, Venezia 2013
Germano Celant, "The story of (my) Exhibitions", Silvana Editoriale Da "Arte Povera - Im spazio", 1967, a "Post Zang Tumb Tuuum", 2018, il volume (completato dagli eredi) si offre come un utilissimo regesto, una raccolta di testi e, soprattutto, di laconiche immagini: fra scrupolosa storiografia del presente e scrittura espositiva come momento critico autonomo
Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 30 maggio 2021
Germano Celant (1940-2020) in una foto-ritratto di Brigitte Lacombe Se è vero, come ha sottolineato tempo fa Hubert Damish, che il primo incontro con l’opera d’arte si realizza negli spazi dell’esposizione, dove oggi l’arte sempre più spesso non si mostra soltanto ma viene alla luce e, più raramente, muore, è inevitabile che gli Exhibition Studies occupino da qualche anno un posto decisamente privilegiato nella ratio studiorum di chi vuole partecipare – da storico dell’arte, da critico, da artista, da advisor e soprattutto da curatore – alle fatiche e ai fasti del sistema globale dell’arte. Germano Celant, che per oltre...