Alias Domenica
Cendrars, avventure conturbanti della libido
Novecento francese Dalla Russia zarista agli indios dell’Orinoco: nuova versione Adelphi per «Moravagine» (1926), il misogino e sadico romanzo di Blaise Cendrars
Fernand Léger, The man in the blue hat, 1937
Novecento francese Dalla Russia zarista agli indios dell’Orinoco: nuova versione Adelphi per «Moravagine» (1926), il misogino e sadico romanzo di Blaise Cendrars
Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 27 maggio 2018
«Io non intingo la penna in un calamaio ma nella vita» scrisse Blaise Cendrars (1887-1961), pseudonimo di Frédéric Louis Sauser, nelle Rapsodie gitane. Nato nella Svizzera romanda, sorta di Django Reinhardt della poesia, funambolo di una parola coniugata a vicende biografiche avventurose e spesso grottesche, Cendrars riuscì, attraverso la pubblicazione di libri capitali come Les Pâques à New York (1912), La prose du Transsibérien et de la Petite Jeanne de France (’13) e Dix-neuf poèmes élastiques (’19), a sovvertire i canoni della lirica novecentesca francese, avvicinandoli a quelli configurati da artisti dirompenti come Picasso, Modigliani e Léger. Quasi un corrispettivo...