Politica

«C’eravamo poco amati», nel Pd si litiga sulla scissione impossibile

«C’eravamo poco amati», nel Pd  si litiga sulla scissione impossibileIl presidente del Pd Matteo Orfini

Democrack Sul voto del jobs act esplodono vecchie ruggini e nuovi rancori. Serracchiani contro Bindi, Cuperlo contro Orfini. Il presidente: «I dissidenti non pensino che può finire con una pacca sulla spalla»

Pubblicato quasi 10 anni faEdizione del 27 novembre 2014
Il day after il voto sul jobs act che ha fatto emergere i 33 volti della ’sinistra non allineata’ del Pd, da distinguere dalla sinistra riformista ex bersaniana in avvicinamento al segretario e da quella renzista dei giovani turchi già da mesi solidamente in maggioranza, il Pd è uno spettacolo pirotecnico di esplosioni variopinte. Ormai è chiaro che dei 33 «del dissenso metodologico» (copyright Matteo Orfini, la frase finisce così: «perché nel merito non mi pare che fra Fassina, Boccia e Bindi ci siano grandi punti di contatto») solo Civati mette in conto un abbandono del partito. Ma senza fretta...

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