Alias
Cesare Zavattini e il variété
La critica Con fantasiosi ritrattini, perfide battute, scoperte di volti, inventò le recensioni dello spettacolo più popolare
La critica Con fantasiosi ritrattini, perfide battute, scoperte di volti, inventò le recensioni dello spettacolo più popolare
Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 8 agosto 2020
Quando entra in scena in frak argento, cilindro, i guanti neri e il bastone bianco con cui dà il tempo all’orchestra jazz – al Salone Margherita di Napoli, all’Apollo e alla Sala Umberto di Roma, al Trianon e al San Martino di Milano – solo pochi tra gli spettatori, abbagliati dal magnetismo dell’apparizione, conoscono la vita romanzesca di Lydia Johnson, l’origine russa, la precoce vocazione per la danza, l’incontro a diciotto anni con il ballerino inglese che le regala un cognome e una figlia, la futura soubrette Lucy D’Albert, la fuga allo scoppio della rivoluzione, le peregrinazione tra Kiev, Baku,...