Chiamiamoli eventi possibili, non «estremi»
Un'opera di Luciano Fabro
Commenti

Chiamiamoli eventi possibili, non «estremi»

Tempo scaduto Le pianure alluvionali sono certo siti ottimali per insediamento, facilità di trasporto, di coltivare, disponibilità di acqua. Ma ci sarà una ragione per cui si chiamano «alluvionali»?
Pubblicato più di un anno faEdizione del 20 maggio 2023
Anche se l’acqua si ritira rapidamente, le ferite inferte da un’alluvione ad un territorio richiedono molto tempo per rimarginarsi; in particolare quelle subite dalla popolazione, sia nelle sue componenti materiali ed economiche, sia nel cuore stesso della gente. L’alluvione del Polesine, del 1951 e quella di Firenze, del 1966, sono ancora presenti, non solo nella mente di chi le ha vissute, ma anche nel comune sentire di quelle popolazioni. Si potrebbe dire che sono i governi, teoricamente espressione del popolo, che dimenticano rapidamente; ma se si continuano a costruire case negli alvei fluviali o in zone depresse nelle pianure alluvionali...

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.

Per continuare a leggere, crea un account gratuito
Hai già un account? Accedi