Alias
Cimino, il coraggio di filmare le montagne
Intervista Il paesaggio, i dettagli, gli studios. Conversazione con il cineasta morto sabato scorso. «Gli executive di Hollywood ti chiedono sempre di fare in fretta. Per loro non contano la bellezza della luce, la cura degli attori. È solo questione di soldi»
Intervista Il paesaggio, i dettagli, gli studios. Conversazione con il cineasta morto sabato scorso. «Gli executive di Hollywood ti chiedono sempre di fare in fretta. Per loro non contano la bellezza della luce, la cura degli attori. È solo questione di soldi»
Pubblicato più di 8 anni faEdizione del 9 luglio 2016
«Sono stato interrotto». Michael Cimino, come Nicholas Ray, avrebbe potuto affermare di essere stato interrotto da Hollywood. Un’interruzione all’apice del suo potere creativo. Come Erich Von Stroheim, Cimino ha da un lato evidenziato cosa è possibile realizzare a Hollywood e contemporaneamente tutto ciò che Hollywood non vuole (più) che sia realizzato. E nonostante buona parte della critica si ostini a considerare il cinema che è venuto dopo Il cacciatore e I cancelli del cielo come «note a pié di pagina», Cimino non ha mai realizzato un film che non fosse riconducibile al suo inconfondibile gesto filmico. La lunga conversazione realizzata...