Visioni
Cinema Ritrovato, lo sguardo dell’Africa sulla sua oppressione
Festival I film di Ousmane Sembène e Sarah Maldoror, l’indipendenza dall’Occidente come scelta politica. La violenza colonialista, un nuovo immaginario, la trilogia della «Festa»
Una scena da «Camp de Thiaroye» (1988) di Ousmane Sembène e Thierno Faty Sow
Festival I film di Ousmane Sembène e Sarah Maldoror, l’indipendenza dall’Occidente come scelta politica. La violenza colonialista, un nuovo immaginario, la trilogia della «Festa»
Pubblicato 5 mesi faEdizione del 27 giugno 2024
Cristina PiccinoBOLOGNA
Quando realizza insieme a Thierno Faty Sow Camp de Thiaroye (1988) Ousmane Sembène ha sessantacinque anni – come scriveva di sé in un breve autoritratto su «Libération»: «Ho tre figli e sono già nonno – e con questo film, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia, dove vinse il Premio della Giuria, il regista senegalese, padre morale del cinema africano, affermò pienamente quella che per lui era la sfida più importante sin dagli esordi – nel 1962 col cortometraggio Borom Sarret a cui segue nel 1966 La Noire de…: fare cioè in Africa un cinema autoprodotto, realizzato da «noi africani»...