Alias Domenica
Con dissonanza: gli architetti ebrei per Bruno Zevi
Bruno Zevi, riproposta, da Giuntina, "Ebraismo e architettura" Contro «le leggi autoritarie del bello» e per «l’illegalità e la sregolatezza del vero», la forma architettonica di Mendelsohn, Hecker, Frank O. Gehry e Libeskind in un piccolo classico
Erich Mendelsohn, "Torre Einstein", Postdam, 1919-’22
Bruno Zevi, riproposta, da Giuntina, "Ebraismo e architettura" Contro «le leggi autoritarie del bello» e per «l’illegalità e la sregolatezza del vero», la forma architettonica di Mendelsohn, Hecker, Frank O. Gehry e Libeskind in un piccolo classico
Pubblicato quasi 7 anni faEdizione del 28 gennaio 2018
Antica e vexata quaestio è quella dell’identità nelle arti e nel pensiero. Secondo Giorgio Agamben è impossibile recintare entro uno steccato nazionale il «pensiero», impossibile cioè parlare di una filosofia italiana, tedesca o francese. Leibniz, ad esempio, nato a Lipsia, scrisse tutte le sue opere in francese; si trattava dunque di filosofia tedesca o francese? Il problema se lo pose, in anni recenti, Peter Eisenman omettendo nel suo Mausoleo di Berlino dedicato agli ebrei assassinati in Europa ogni simbolo religioso o di appartenenza e rifiutando la definizione di monumento ebraico con il dichiarare: «l’ho costruito per i tedeschi, non per...