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Con il mare per la terra

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Attenti ai dinosauri Si parla sempre (anche se poi si fa poco) di green revolution, mai di blue revolution. Eppure la conoscenza, la protezione e la conservazione della vita e della biodiversità marina sono gli obbiettivi principali da perseguire per salvaguardare il nostro benessere

Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 17 dicembre 2022

L’Italia è mare per quasi metà: 275 KM2, la terra 301, il 71 % della superficie terrestre del mondo. Forma il 90% della biosfera e delle emissioni di gas serra e di anidride carbonica (tuttavia solo il 5% del fondo marino è stato esplorato!). E però, nonostante queste poche cifre indichino l’importanza del mare per l’umanità, si parla sempre (anche se poi si fa poco) di green revolution, mai di blue revolution.

Eppure la conoscenza, la protezione e la conservazione della vita e della biodiversità marina sono gli obbiettivi principali da perseguire per salvaguardare il nostro benessere.

Il mare è una parte consistente della nostra economia, dà lavoro in Italia a 390.000 persone (ma sono tre miliardi quelli che nel mondo per il loro sostentamento dipendono dalla biodiversità marina e costiera). Questi posti di lavoro oggi sono a rischio: il pesce è sempre più pieno di plastica, la biodiversità terribilmente impoverita, mentre aumenta la CO2 nell’atmosfera.

E poi ci sarebbero altre risorse che si potrebbero usare, e invece sono ignorate: per esempio le alghe, perfetto nutrimento; l’acqua del mare. Il 98% dell’acqua del mondo è quella del mare, che, se desalinizzata, potrebbe salvare dalla siccità l’agricoltura.

Il mare può fornire energia in modo equo, rinnovabile, illimitato con il vento, il sole, le correnti. In Italia potrebbe costituire la nostra principale fonte energetica, rappresentare quello che il gas è per la Russia e il petrolio per i sultani!

Di queste potenzialità del mare hanno cominciato a prendere atto molti paesi europei, come dimostrano gli investimenti che l’hanno riguardato: 7 miliardi circa in Germania che pure ne ha poco, 2 miliardi circa in piccoli paesi come l’Olanda e la Danimarca.

Niente l’Italia, il paese europeo che ha le coste più lunghe di tutti.

Per richiamare l’attenzione degli italiani privi di consapevolezza dei guasti in atto ma anche dei vantaggi che il mare potrebbe offrire e per presentare il progetto che sta mettendo a punto l’Università di scienze gastronomiche di Pollenzo (creata da Slow Food), sottoscritto da un gran numero di università italiane e di associazioni ambientaliste, il 14 dicembre si è svolto un incontro al Ministero dell’agricoltura, presente il ministro Lollobrigida. Il titolo del progetto è infatti: ”Un patto per il mare per rigenerare la vita sulla Terra.”

Il patto – presentato all’incontro dal prof. Roberto Donovero, topscientist mondiale per la biologia marina, e da Silvio Greco, vice presidente della Stazione zoologica Anton Dhorn (e membro della nostra Task Force) – si propone di essere il punto di riferimento per la conoscenza delle problematiche relative all’ecosistema marino e per proporre azioni concrete volte al miglioramento dello stato di salute degli oceani: quelle dei centri scientifici, delle istituzioni, degli imprenditori.

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