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Coppa Italia insanguinata, la polizia nega l’evidenza

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Dopo Fiorentina-Napoli Per la Questura nessuno scontro tra tifoserie e nessuna trattativa. Il governo pensa al daspo a vita per i violenti. De Santis, il tifoso della Roma accusato di aver sparato a Ciro Esposito: una vita tra curva ed estrema destra

Pubblicato più di 10 anni faEdizione del 6 maggio 2014

Quarantotto ore dopo la finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina, disputatasi sabato scorso all’Olimpico, non si fermano le polemiche. La Questura di Roma e il ministero dell’Interno negano la trattativa con la curva del Napoli, bisognerebbe allora solo capire di cosa discutevano prima che arrivasse l’ok per giocare un gruppo di dirigenti di polizia scortati dalla digos con l’ormai famoso capo ultrà «Jenny ‘a Carogna». Non si capisce cosa ci sarebbe di male nel discutere con la curva, nel mediare e nel disinnescare le tensioni, d’altronde i tifosi napoletani sanno di tre ragazzi, uno dei quali in fin di vita, colpiti da un’arma da fuoco. Non è forse questo il compito di chi deve garantire l’ordine pubblico?

In ogni caso il governo invoca la linea dura: dal Viminale Angelino Alfano chiede il «Daspo a vita» e di appesantire le sanzioni per i reati connessi all’ordine pubblico, più prudente il ministro della Giustizia Orlando che prende tempo, mentre applaude alla proposta il sindaco di Roma, Ignazio Marino.

Ciro Esposito, il ragazzo trentenne di Napoli colpito da un proiettile che ha raggiunto la colonna vertebrale, è stato operato al Gemelli e le sue condizioni sono ancora critiche. I medici non sono certi del recupero totale della «capacità motoria degli arti inferiori», d’altronde il proiettile gli ha trapassato il polmone, spezzato la quinta vertebra e si è fermato alla colonna vertebrale. Ciro rischia di rimanere paralizzato, ma intanto è piantonato dalla polizia: per lui la denuncia di rissa aggravata e violenze.

La carriera di Gastone

Piantonato in ospedale rimane anche Daniele De Santis, accusato di aver esploso i colpi di una Beretta calibro 7,65, anche se lui nega di aver sparato. De Santis è noto per essere una figura liminale tra estrema destra e curva. Comincia la sua carriera con un Brescia-Roma del 1994 dove gli ultrà romanisti aggredirono la polizia con armi bianche, tra i fermati anche Maurizio Boccacci, irriducibile neofascista attualmente leader di Militia, e viene poi coinvolto in un’altra serie di arresti contro la curva sud per aver ricattato l’allora presidente Franco Sensi. Con lui figurano l’ex estremista nero degli anni ’70 Mario Corsi e il rampante Giuliano Castellino, con cui lo accumunerà oltre la fede calcistica anche la militanza politica, che li farà ritrovare assieme nel Movimento Sociale Europeo guidato proprio da Castellino. Nel 2008 Gastone (così è soprannominato De Santis) sarà anche candidato nella lista del «Trifoglio – Movimento per la vita», una lista che sostiene Gianni Alemanno e il cui leader è Alfredo Iorio, attualmente vicino alla Destra di Storace.

Proprio a Iorio e al Trifoglio sono riconducibili i campi sportivi e i locali occupati in via di Tor di Quinto 57 da dove sarebbe partita l’aggressione e dove avrebbe poi tentato di rifugiarsi Gastone inseguito dai tifosi napoletani. Da quanto risulta, De Santis lavorerebbe proprio come custode dei campi sportivi. Eppure non è dalla militanza politica che Gastone riceve notorietà, ma dal famoso derby del 2004 in cui si diffuse all’Olimpico la voce – falsa – di un bambino morto fuori lo stadio durante gli scontri con le forze dell’ordine: De Santis e altri leader scesero in campo per chiedere a Totti e ai giocatori di non giocare.

06pol3  spalla tifo ultras de santis

In questa foto scattata all’interno della sede del quartiere Prati del Movimento sociale europeo, l’uomo dietro la scrivania sarebbe proprio De Santis.

Una ricostruzione che fa acqua

A fare acqua da tutte le parti è soprattutto la ricostruzione della Questura di Roma che sostiene, promuovendo il suo operato, che non ci sarebbe stato nessuno scontro tra tifoserie e che si tratterebbe di un caso isolato, un folle forse? Una versione utile per chi evidentemente non ha saputo gestire l’ordine pubblico e prevenire quello che è accaduto.

La realtà che sta emergendo è molto più articolata della versione della Questura, che all’inizio ha provato anche a negare la rivalità calcistica come movente e la possibilità che ci fossero state tensioni tra tifosi di gruppi avversi.

Invece dovrebbe essere andata all’incirca così: un gruppo di tifosi romani aggredisce e provoca i napoletani diretti allo stadio (adiacente ai campi di calcetto di via di Tor di Quinto), hanno le facce coperte da passamontagna o caschi integrali. Poi scappano e lanciano petardi e fumogeni riparando proprio verso l’area dei campi sportivi dove lavora De Santis e il Ciak Village, che però corre in una direzione diversa rispetto agli altri autori della provocazione. Gastone inciampa e vedendo arrivare i supporter del Napoli spara quattro colpi. A quel punto viene praticamente linciato fino all’arrivo delle forze dell’ordine. La sua pistola, naturalmente con la matricola abrasa, verrà poi raccolta e buttata in un cestino da una donna, una delle gestrici del Ciak Village dove De Santis è stato soccorso.

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