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Così l’Italia è di nuovo nella gabbia del Patto di Stabilità e Crescita
La riforma ha confermato l’austerità. Andiamo incontro a una procedura per disavanzo eccessivo e dunque a una correzione strutturale del deficit di almeno lo 0,5% annuo
Pubblicato 8 mesi faEdizione del 19 marzo 2024
La recente riforma del Patto di stabilità e crescita, dopo la sua lunga sospensione, tra il 2020 e la fine del 2023, è stata definita, in extremis, a ridosso della scadenza. Ora il testo, passato il «trilogo», dovrà tradursi nella modifica dei Regolamenti. In estrema sintesi, si abbandona la cosiddetta regola del ventesimo (riduzione in venti anni della differenza tra il debito in rapporto al Pil effettivo e il target del 60%), inapplicabile per molti paesi, tra cui l’Italia, e l’obiettivo del saldo strutturale (eccessivamente aleatorio). Inoltre, per verificare l’attuazione del piano, la Commissione utilizzerà la spesa primaria depurata di...