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Cura e violenza al tempo del coronavirus

In una parola Il virus ha reso immediatamente evidente un aspetto del nostro vivere sociale normalmente velato: chi si occupa dei bambini e dei giovani se chiudono le scuole? Come si riempie il tempo mutato nelle nostre relazioni più strette che da un momento all’altro si interpone nella logica della produzione concepita come un mondo a parte?

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 10 marzo 2020
Per misurare lo scorrere dei secondi senza guardare un orologio si può contare mentalmente come se si leggessero i numeri cardinali premettendo sempre il numero mille. Proviamo insieme: milleuno, milledue, milletre, millequattro, millecinque, millesei, millesette, milleotto, millenove, milledieci, milleundici, milledodici, milletredici, millequattordici, millequindici, millesedici, millediccassette, millediciotto, millediciannove, milleventi… Se non avete barato mangiandovi le parole o strascicandole troppo sono passati, più o meno, quei venti secondi necessari – secondo le recenti ossessive disposizioni – a lavarsi bene le mani per eliminare gli eventuali virus raccolti in giro. Un altro modo di compiere un gesto che facciamo in modo automatico, sovrappensiero,...

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