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Da solidarietà a bene comune, il linguaggio della politica
Se non diamo a Norma Rangeri e ai suoi e nostri compagni la possibilità di ricomprarsi la testata subiremo una delle più gravi sconfitte della nostra storia.
Se non diamo a Norma Rangeri e ai suoi e nostri compagni la possibilità di ricomprarsi la testata subiremo una delle più gravi sconfitte della nostra storia.
Pubblicato circa 10 anni faEdizione del 13 novembre 2014
Sappiamo ormai bene quale potenza sprigionino le parole nel creare il nostro immaginario quotidiano. Esse sono il nostro immaginario, dunque i mattoni con cui si costruisce l’edificio della politica. E le parole dominanti, potremmo ripetere con Marx, sono l’espressione delle classi dominanti.Veicolano messaggi in cui si condensano esortazioni e imperativi lanciati alle masse dai potentati economici, intere grammatiche suggerite al ceto politico per indirizzare le loro strategie nel governo degli stati. Pensiamo a una parola come mercati. Un tempo indicava i traffici commerciali, ora una potenza impersonale, un arbitro supremo e indiscutibile a cui tutti devono inchinarsi. «Come reagiranno i...