Alias Domenica

Da Ungaretti a Caproni, la necessità (perduta) del secondo mestiere

Da Ungaretti a Caproni, la necessità (perduta) del secondo mestiereRenato Birolli, «La trebbiatrice»,1954

«La divina interferenza», un saggio di Chiara Fenoglio per Gaffi Auto-riflessione e militanza: il luminoso, doppio regime critico che ha alimentato la poesia italiana sembra chiudersi con l’infarto neoavanguardista

Pubblicato più di 8 anni faEdizione del 13 marzo 2016
La poesia moderna nacque «sentimentale» in quanto arte riflessa, frutto di raziocinio prima che di irenica invenzione se persino il giovane Giacomo Leopardi, pur deliberatamente antiromantico, ripeteva l’adagio che voleva la prosa, o l’intelletto delle cose, quale una nutrice del verso. Dunque l’idea critica, secondo l’etimologia scalare del discernere/valutare/giudicare, è immanente sulle opere della modernità sia nei periodi di ripensamento sia in quelli, e qui leggi le avanguardie, di rivolgimento radicale. Sembrava un paradosso quello di Roberto Longhi secondo cui critici si nasce e artisti si diventa, invece si trattava di una verità elementare e però talmente sovraesposta da riuscire...

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