Internazionale
«Dall’Unesco solo parole. E per Palmira ormai è tardi»
Intervista Prima i razzi di Assad, poi i saccheggi del patrimonio storico, infine la conquista da parte dei jihadisti. Per il celebre sito archeologico si teme il peggio. «Ma la priorità è la crisi umanitaria». Parla l’archeologo Cheickhmous Ali
Il tempio di Baal a Palmira
Intervista Prima i razzi di Assad, poi i saccheggi del patrimonio storico, infine la conquista da parte dei jihadisti. Per il celebre sito archeologico si teme il peggio. «Ma la priorità è la crisi umanitaria». Parla l’archeologo Cheickhmous Ali
Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 22 maggio 2015
C’è un quadro del preraffaellita Herbert Schmalz che s’intitola L’ultimo sguardo della regina Zenobia su Palmira. Ed è un po’ con quel sentimento di malinconica resa, impresso dall’artista negli occhi della ribelle orientale, che il mondo guarda oggi all’avanzata dell’Isis verso le rovine dell’antica città carovaniera, nota come la Sposa del deserto. Solo qualche giorno fa, la notizia del respingimento dei jihadisti alle porte di Tadmor – nucleo moderno di Palmira – da parte delle truppe regolari di Bashar al-Assad aveva fatto tirare un sospiro di sollievo a quanti temevano il ripetersi delle distruzioni avvenute nei siti assiri di Nimrud...