Cultura
Damien Hirst, il teatro dell’inganno
Mostre «Archeology Now», una mostra lussuosa e lussureggiante alla Galleria Borghese dell'artista di Bristol. Una ricostruzione kolossal della storia umana e dei suoi miti, spezzando la linea del tempo, dall’Africa all’occidente, inseguendo la rotta di una fake news
Damien Hirst, «Children of a Dead King», 2010
Mostre «Archeology Now», una mostra lussuosa e lussureggiante alla Galleria Borghese dell'artista di Bristol. Una ricostruzione kolossal della storia umana e dei suoi miti, spezzando la linea del tempo, dall’Africa all’occidente, inseguendo la rotta di una fake news
Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 9 giugno 2021
Quando era poco più di un bambino, Damien Hirst aveva una ossessione: sottrarre al cannibalismo del tempo gli oggetti in cui si imbatteva. «Qualsiasi collezione – dirà poi una volta adulto – è la mappa esistenziale di una persona». Da piccolo, classificava minerali e fossili ordinandoli in scatole con certosina pazienza e candidamente immaginando un possibile dominio sull’anarchia della natura. Fino al giorno in cui, a metà degli anni ’80, un introverso vicino di casa morì. Era mister Barnes che, compulsivamente e per sessant’anni, aveva accumulato ammassi di reperti dentro casa. Hirst ne prelevò alcuni per riconvertirli nelle sue opere....