Cultura

Daniele Del Giudice, il dolore della realtà e la precisione del mondo

Daniele Del Giudice, il dolore della realtà e la precisione del mondoDaniele Del Giudice, foto di Roby Schirer

RITRATTI Addio allo scrittore, tra i grandi del secondo Novecento italiano, scomparso a Venezia all’età di 72 anni. Il suo primo romanzo, «Lo stadio di Wimbledon» (1983), fu sostenuto con convizione da Italo Calvino. Tra i suoi libri, «Atlante occidentale» (1985), «Nel museo di Reims» (1988), «Staccando l’ombra da terra» (1994)

Pubblicato circa 3 anni faEdizione del 3 settembre 2021
Autore affascinante, misterioso e prezioso. Aggettivi che in qualche modo descrivono anche il suo modo di guardare alle cose e di scriverne. Perché, in effetti, Del Giudice, scomparso ieri, sembrava assolutamente affascinato, stregato anzi, da quel che ricadeva nelle sue attenzioni, tanto che egli stesso aveva lavorato intorno alle sue fissazioni. Nell’ultimo volume di suoi scritti, In questa luce (Einaudi, 2013), che già alla sua uscita poteva apparire come una rappresentazione autobiografica e testamentaria della sua immaginazione e del suo lavoro di scrittore, parlava espressamente di «manie». Proprio come se l’osservazione e la riflessione fossero strumenti per addentrarsi nel mistero...

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.

Per continuare a leggere, crea un account gratuito
Hai già un account? Accedi