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De Staël, le forze cosmiche nel concreto

De Staël, le forze cosmiche nel concretoNicolas de Staël, "Atelier", 1955, collezione privata

A Brioude (alta Loira), Espace d’Art Moderne et Contemporain, "Nicolas de Staël. Tradition et Ruptures", a cura di Jean-Louis Prat Gli ultimi dieci anni, dal 1945 al 1955, del pittore pietroburghese naturalizzato francese, quando il ritorno alla figurazione lo salva (ha scritto Douglas Cooper) dai teorici apriori: e lo proietta nel vertiginoso, "con" Courbet

Pubblicato circa 3 anni faEdizione del 5 settembre 2021
Davide RaccaBRIOUDE (ALTA LOIRA)
Il 10 dicembre del 1951, a Parigi, in occasione della presentazione nella galleria di Jacques Dubourg delle quattordici xilografie che Nicolas de Staël ha realizzato per il libro d’artista Poèmes, René Char redige il testo Bois de Staël, fondamentale per comprendere il rapporto paritario e la stima accordata dal grande poeta al più giovane ed emergente pittore. Char, non senza ironia, riflette sulla notizia di un avvistamento di impronte di due creature antropomorfe su un versante dell’Himalaya. E non importa che siano di yeti o di quadrumani di specie rara. Queste lo interessano nella misura in cui appartengono a vite...

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