Dell’arte, o della mania, di possedere libri
Express La rubrica delle pagine culturali che fa il giro del mondo
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Come contributo il mio rapporto con i libri, anche se non sono uno scrittore.
Nel corso della mia vita (ormai al crepuscolo) ho fatto più volte il repulisti di libri, anche con dei falò in giardino.
Ogni repulisti era un segno di crisi esistenziale, un voler mettere un punto e a capo, una insoddisfazione implacabile.
Da quando però ho appreso bene ad usare il pc (laptop) ho fatto l’ultimo, di repulisti, selezionando solo una decina di volumi cartacei da salvare dalla distruzione: Rimbaud Mallarmé e Valéry (nella collana La Pleiade, di Gallimard) e poco altro.
Ma nel pc ho accumulato - come Monge - letteralmente migliaia di testi in formato PDF, djvu, epub o mobi; sulla storia e cultura cinese (soprattutto la poesia di epoca Tang, in originale e in traduzioni) e sulla storia del movimento operaio, con “specializzazione” sull’anarchismo - e legami con arte e letteratura (modernismo).
Fossero cartacei, non basterebbero probabilmente tutte le stanze della casa che ora abito.
Di queste migliaia e migliaia quanti ne avrò letti? Probabilmente meno del dieci per cento.
Quindi anch’io, nonostante i repulisti, sono un “accumulatore” di libri. È una sublimazione dell’avarizia, dell’avidità?
O è, come sono stato accusato, segno di aridità narcisista? Sostituzione di affetti vitali con inutile intellettualismo?
Per dirla semplice: i libri sono la mia droga, forse rifugio in una torre d’avorio mentale?
È comunque uno dei modi in cui si può essere comunista. O no?
Vorrei sentire com’è il vostro, di rapporto con i libri. E magari cosa ne pensate del mio.