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Derain, giovinezza di un grande smarrito

Derain, giovinezza di un grande smarritoAndré Derain, "Portrait de jeune fille", part.,1914, Parigi, Musée Picasso

A Parigi, Centre Pompidou, «André Derain 1904-1914, la décennie radicale|», a cura di Cécile Debray Dal realismo libertario 1903-’04 alla svolta gotica 1912-’14, la mostra descrive un attraversamento accelerato delle opzioni dell’avanguardia, tutto all’insegna del dubbio. A fronte dei momenti fauve e cézanniano-cubista, meritava più spazio, forse, la fase di isolamento prima della guerra: dove la pittura fa i conti con il suo status di «lingua morta»

Pubblicato quasi 7 anni faEdizione del 21 gennaio 2018
Artista-problema, André Derain torna a interrogare nella magnifica mostra che il Centre Pompidou dedica alla sua opera giovanile: André Derain 1904-1914, la décennie radicale (fino al 29 gennaio, catalogo Centre Pompidou). Problema, perché? Una chiave di accesso, a cui indirizza la curatrice Cécile Debray nell’introduzione al catalogo, è il parallelo, solo apparentemente paradossale, con Marcel Duchamp, stabilito da Philippe Dagen in un saggio del 1987. Entrambi disperano della pittura, della sua funzione storica, pur da versanti opposti: alla tabula rasa duchampiana, all’asciugarsi definitivo, lì, dell’odore di trementina e alla fuga ironica nel pensiero che esso comporta, corrisponde – più difficile...

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