Italia
Detenute a Torino: «Siamo isolate dall’esterno e ammassate in carcere»
La denuncia ad Amnesty Si respira aria di sofferenza mista a rabbia per l’essere inascoltati, ultimi tra gli ultimi. Siamo come un malato a cui vengono vietate le cure dal proprio medico
La denuncia ad Amnesty Si respira aria di sofferenza mista a rabbia per l’essere inascoltati, ultimi tra gli ultimi. Siamo come un malato a cui vengono vietate le cure dal proprio medico
Pubblicato circa 4 anni faEdizione del 3 novembre 2020
Isolate nel sovraffollamento, distanziate dagli affetti e strette tra gli estranei. Il paradosso della pandemia vissuta in carcere è intriso di sofferenza. E viene raccontato in prima persona nella lettera aperta ad Amnesty International scritta da alcune detenute della Terza sezione femminile della Casa Circondariale Lorusso e Cutugno di Torino, che chiedono al governo di prendere in esame misure meno afflittive (indulto, libertà anticipata di 75 giorni, misure alternative), «non come un regalo di clemenza, ma come un diritto acquisito». Perché, anche nei casi in cui per le misure alternative ci sarebbero le «carte in regola», si contano – sostengono...