Alias Domenica
Dickinson, dal cestino al manoscritto
Poesia visiva Dalla seconda metà degli anni Sessanta Emily Dickinson scriveva versi su carta riciclata: una scelta di «scarabocchi», trascritti dall’artista Jen Bervin, esce ora da Archinto a cura di Nadia Fusini
Una poesia su busta di Emily Dickinson, trascritta dall'artista Jen Bervin
Poesia visiva Dalla seconda metà degli anni Sessanta Emily Dickinson scriveva versi su carta riciclata: una scelta di «scarabocchi», trascritti dall’artista Jen Bervin, esce ora da Archinto a cura di Nadia Fusini
Pubblicato quasi 7 anni faEdizione del 4 febbraio 2018
Si sapeva che da una certa data in poi, più o meno dalla seconda metà degli anni sessanta, dopo il suo periodo più fecondo, Emily Dickinson usava ritagli di carta d’ogni genere: per frugalità o forse perché le piaceva condividere nel suo universo privato qualsiasi scampolo (persino un conto della spesa) proveniente dall’esterno. Lì, su tessere da miniaturista, appuntava i suoi versi. All’inizio era stata metodica, fino a un giorno in cui – interrottasi l’ondata lirica degli anni 1858-’64 – raccoglie diligentemente le sue poesie, scritte su fogli normali, in quaranta fascicoli, ricuciti sul dorso da un filo: libri virtuali,...