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Dilettante (o del rigore impossibile?)
Invecchiando, mi capita di pensare a quale programma minimo di vita varrebbe la pena di applicarsi, immaginando di dare un po’ più di senso e di soddisfazione a un futuro […]
Invecchiando, mi capita di pensare a quale programma minimo di vita varrebbe la pena di applicarsi, immaginando di dare un po’ più di senso e di soddisfazione a un futuro […]
Pubblicato circa 7 anni faEdizione del 17 ottobre 2017
Invecchiando, mi capita di pensare a quale programma minimo di vita varrebbe la pena di applicarsi, immaginando di dare un po’ più di senso e di soddisfazione a un futuro che si assottiglia. Per esempio, è possibile riconoscersi dilettanti ma con un certo rigore? O in questa direzione ci si impantana in un ossimoro ridicolo? Molto tempo fa ho imparato che il mestiere di cui ho vissuto, il giornalismo (si conosce lo scherzoso adagio: sempre meglio che lavorare!…), condanna a una inevitabile superficialità. È meglio saperlo per cercare di evitare gli incresciosi opposti: la sciatteria, l’inattendibilità o il puro falso...