Un’immagine del trombonista Dino Piana, scomparso lo scorso novembre, durante le session per il disco «Al gir dal bughi»
Alias
Dino Piana, furore «italian jazz»
Intervista «Ho collaborato con tanti musicisti italiani e ho avuto il privilegio di suonare con i migliori artisti americani, da Chet Baker a Mingus». Un incontro poco prima della scomparsa. «Studio tutti i giorni»
Pubblicato 11 mesi faEdizione del 6 gennaio 2024
Restano ormai Giorgio Azzolini (1928) e Gianni Coscia (1931) i soli «grandi vecchi» di quell’italian jazz che furoreggia nell’immediato dopoguerra, che impazzisce per le turbolenti vicende dei bopper a New York, i quali, occhiali scuri anche di notte, spalle al pubblico, improvvisano furiosamente nei piccoli club fregandosene del pubblico borghese e simpatizzando solo con i poeti beat: un immaginario stimolante per la generazione nostrana che, Piana in testa, nell’arco di vent’anni, acquisito il bop di Parker e Gillespie, passerà dalle eteree atmosfere cool ai roventi messaggi free, non senza la convinta adesione al di poco antecedente hard bop quale linguaggio...