Il discorso sullo stato dell’Unione 2022 di von der Leyen
Stato dell'Unione 2022 Il testo del discorso sullo Stato dell'Unione pronunciato dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen nell'aula di Strasburgo il 14 settembre 2022 Traduzione italiana ufficiale fornita dal Parlamento europeo
Stato dell'Unione 2022 Il testo del discorso sullo Stato dell'Unione pronunciato dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen nell'aula di Strasburgo il 14 settembre 2022 Traduzione italiana ufficiale fornita dal Parlamento europeo
Il testo del discorso sullo Stato dell’Unione pronunciato dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen nell’aula di Strasburgo il 14 settembre 2022
Traduzione italiana ufficiale fornita dal Parlamento europeo.
La versione originale in inglese qui.
UN’UNIONE CHE È FORTE SOLO SE UNITA
INTRODUZIONE
Signora Presidente,
onorevoli deputate, onorevoli deputati, concittadine e concittadini europei,
mai prima d’ora questo Parlamento si è trovato a discutere lo stato della nostra Unione mentre sul suolo europeo infuriava la guerra.
Ricordiamo tutti quella fatidica mattina di fine febbraio.
In tutta l’Unione gli europei si sono svegliati sconcertati da quello che vedevano, scossi dal riaffacciarsi del volto spietato del male, atterriti dal suono delle sirene e dalla brutalità assoluta della guerra.
Ma da quel momento un intero continente si è unito all’insegna della solidarietà.
Ai valichi di frontiera dove hanno trovato riparo i rifugiati, nelle strade che si sono riempite di bandiere ucraine, nelle aule in cui bambine e bambini ucraini hanno stretto nuove amicizie.
Da quel momento gli europei non si sono tirati indietro né hanno esitato.
Hanno trovato il coraggio di fare la cosa giusta.
Da quel momento l’Unione si è prodigata collettivamente dimostrandosi all’altezza della situazione.
Quindici anni fa, durante la crisi finanziaria, ci sono voluti anni per giungere a soluzioni durature.
Dieci anni dopo, allo scoppio della pandemia, sono bastate poche settimane.
Quest’anno, non appena le truppe russe hanno varcato il confine con l’Ucraina, la nostra risposta è stata unanime, decisa e immediata.
Dovremmo andarne fieri.
Abbiamo fatto riemergere la forza interiore dell’Europa.
Ci servirà tutta. I mesi che ci aspettano non saranno facili, né per le famiglie che faticano ad arrivare a fine mese, né per le imprese chiamate a fare scelte difficili sul loro futuro.
Sarò molto franca: la posta in gioco è alta, non solo per l’Ucraina, ma per tutta l’Europa e per il mondo intero.
Saremo messi alla prova. A farlo saranno coloro che vogliono approfittare della minima divisione tra di noi.
Questa non è solo una guerra mossa dalla Russia contro l’Ucraina.
È una guerra contro la nostra energia, la nostra economia, i nostri valori e il nostro futuro.
È uno scontro tra l’autocrazia e la democrazia.
Sono convinta che, grazie al coraggio e alla solidarietà, l’Europa avrà la meglio e Putin perderà.
IL CORAGGIO DI STARE DALLA PARTE DEGLI EROI
Onorevoli deputate, onorevoli deputati,
oggi il coraggio ha un nome e questo nome è Ucraina.
Il coraggio ha un volto, ed è il volto delle ucraine e degli ucraini che si oppongono all’aggressione russa.
Ricordo un episodio avvenuto nelle prime settimane del conflitto, quando la first lady ucraina Olena Zelenska ha radunato i genitori dei bambini uccisi dall’invasore.
Centinaia di famiglie per le quali la guerra non terminerà mai e la vita non sarà mai più la stessa.
Abbiamo visto la first lady, alla guida di una folla silenziosa di madri e padri affranti, appendere agli alberi tante campanelle, una per ogni vittima.
Ora le campanelle tintinneranno per sempre nel vento e le vittime innocenti di questa guerra vivranno per sempre nella nostra memoria.
La first lady oggi è qui con noi.
Cara Olena, resistere alla crudeltà di Putin ha richiesto un coraggio immenso.
Tu l’hai trovato.
Un’intera nazione di eroi si è levata.
Oggi l’Ucraina resiste perché un intero paese combatte strada per strada, casa per casa.
L’Ucraina resiste perché persone come tuo marito, il presidente Volodymyr Zelenskyy, sono rimaste a Kiev per guidare la resistenza, insieme a te e ai vostri figli.
Avete infuso coraggio a un’intera nazione e siamo stati testimoni, in questi ultimi giorni, dei risultati ottenuti grazie al coraggio degli ucraini.
Avete dato una voce al vostro popolo sulla scena mondiale e avete acceso la speranza in tutti noi.
Oggi vogliamo ringraziare te e tutti gli ucraini e le ucraine.
Gloria a un paese di eroi europei. Slava Ukraini!
La redazione consiglia:
Il discorso di Putin: “L’attacco preventivo all’Ucraina decisione giusta”La solidarietà dell’Europa nei confronti dell’Ucraina resta salda.
L’Europa è al fianco dell’Ucraina fin dal primo giorno, con armi, fondi, ospitalità per i rifugiati. E con le sanzioni più severe che il mondo abbia mai visto.
In Russia il settore finanziario è allo stremo. Abbiamo estromesso tre quarti del settore bancario russo dai mercati internazionali.
Quasi mille società internazionali hanno lasciato il paese.
La produzione automobilistica è crollata di tre quarti rispetto allo scorso anno. Aeroflot è costretta a lasciare a terra i suoi aerei perché non trova più pezzi di ricambio. L’esercito russo sta recuperando microchip da lavastoviglie e frigoriferi per riparare le apparecchiature militari, perché ha esaurito i semiconduttori. L’industria russa è alla deriva.
È stato il Cremlino a mettere l’economia russa sulla via della rovina.
È il prezzo da pagare per la scia di morte e distruzione lasciata da Putin.
Voglio che sia ben chiaro: le sanzioni resteranno in vigore.
È il momento della risolutezza, non delle concessioni.
Lo stesso vale per il nostro sostegno finanziario all’Ucraina.
Finora Team Europa ha stanziato oltre 19 miliardi di euro di assistenza finanziaria, senza contare il nostro sostegno militare.
Il nostro è un impegno a lungo termine.
Per ricostruire l’Ucraina serviranno risorse ingenti. Solo per fare un esempio, gli attacchi russi hanno danneggiato o distrutto oltre 70 scuole.
Mezzo milione di bambine e bambini ucraini ha iniziato l’anno scolastico nell’Unione europea, ma molti altri rimasti in Ucraina semplicemente non hanno un’aula in cui andare.
Per questo oggi sono lieta di annunciare che, insieme alla first lady, lavoreremo per sostenere la ricostruzione delle scuole danneggiate in Ucraina e lo faremo stanziando 100 milioni di euro: perché è proprio nelle scuole che nasce il futuro del paese.
Non solo forniremo finanziamenti, ma metteremo anche l’Ucraina nelle condizioni di sfruttare al meglio il suo potenziale.
L’Ucraina è già un polo tecnologico in ascesa, sede di molte giovani imprese innovative.
Voglio fare pienamente leva sul nostro mercato unico per contribuire ad accelerare la crescita e creare opportunità.
A marzo abbiamo collegato l’Ucraina alla nostra rete elettrica, un traguardo inizialmente previsto per il 2024. Lo abbiamo conseguito in appena due settimane e oggi l’Ucraina esporta energia elettrica verso l’UE. Intendo espandere in modo significativo questi scambi reciprocamente vantaggiosi.
Abbiamo già sospeso i dazi sulle esportazioni ucraine verso l’UE.
Includeremo l’Ucraina nello spazio europeo del roaming gratuito.
I nostri corridoi di solidarietà sono un grande successo.
Muovendo da queste iniziative, la Commissione collaborerà con l’Ucraina per darle accesso al mercato unico senza soluzione di continuità. E viceversa.
Il mercato unico è una delle grandi realizzazioni europee. È giunto il momento di rendere partecipi anche i nostri amici ucraini.
È proprio per questo che oggi andrò a Kiev per discuterne in dettaglio con il presidente Zelenskyy.
Onorevoli deputate, onorevoli deputati,
uno degli insegnamenti che abbiamo tratto da questa guerra è che avremmo dovuto dare ascolto a chi conosce Putin.
Ad Anna Politkovskaya e a tutti i giornalisti russi che hanno denunciato i suoi crimini, pagando con la vita.
Ai nostri amici in Ucraina, Moldova e Georgia e agli oppositori in Bielorussia.
Avremmo dovuto dare ascolto alle voci all’interno della nostra Unione, in Polonia, nei paesi baltici e in tutta l’Europa centrale e orientale.
Ci dicevano da anni che Putin non si sarebbe fermato.
Loro hanno agito di conseguenza.
I paesi baltici si sono impegnati a fondo per affrancarsi dalla Russia. Hanno investito nelle energie rinnovabili, nei terminali GNL e negli interconnettori.
Si tratta di investimenti onerosi, ma il prezzo della dipendenza dai combustibili fossili russi è ben più alto.
Dobbiamo porre fine a questa dipendenza in tutta l’Europa.
Per questo motivo abbiamo trovato un accordo sullo stoccaggio in comune. Attualmente siamo all’84 %: abbiamo superato l’obiettivo che ci eravamo posti.
Purtroppo non sarà sufficiente.
Abbiamo diversificato l’approvvigionamento, abbandonando la Russia in favore di fornitori affidabili: gli Stati Uniti, la Norvegia, l’Algeria e altri.
Lo scorso anno il gas russo rappresentava il 40 % delle nostre importazioni di gas. Oggi la percentuale è scesa al 9 % per il gas via gasdotto.
Ma la Russia continua a manipolare attivamente il nostro mercato dell’energia. Preferisce bruciare il gas piuttosto che consegnarlo. Questo mercato non funziona più.
Per di più la crisi climatica incide pesantemente sulle bollette. Le ondate di caldo fanno crescere la domanda di energia elettrica, mentre la siccità costringe a chiudere le centrali idroelettriche e nucleari.
Di conseguenza i prezzi del gas sono aumentati di oltre 10 volte rispetto a prima della pandemia.
Per milioni di imprese e famiglie è sempre più difficile far quadrare i conti.
Ma gli europei stanno affrontando con coraggio anche questa situazione.
Nei ceramifici del centro Italia gli operai hanno deciso di spostare i turni al mattino presto per beneficiare delle tariffe più basse dell’energia.
Provate a mettervi nei panni di questi genitori, costretti ad uscire di casa di prima mattina, quando i figli ancora dormono, per colpa di una guerra che non hanno scelto.
È solo uno dei mille modi in cui gli europei si stanno adattando alla nuova realtà.
Voglio che l’Unione prenda esempio dai suoi cittadini.
Ridurre la domanda durante le ore di punta farà durare più a lungo le scorte e farà scendere i prezzi.
Ecco perché proponiamo misure che consentiranno agli Stati membri di ridurre il loro consumo complessivo di energia elettrica.
Serve però un sostegno più mirato.
Per le imprese, come i vetrai obbligati a spegnere i forni, o per i genitori single che devono pagare una bolletta dopo l’altra.
Milioni di europei hanno bisogno d’aiuto.
Gli Stati membri dell’UE hanno già investito miliardi di euro per assistere le famiglie vulnerabili.
Sappiamo però che non basterà.
Pertanto proporremo un massimale per le entrate delle imprese che producono energia elettrica a basso costo.
Queste imprese stanno realizzando profitti inaspettati, che non si sarebbero mai nemmeno immaginate.
Nella nostra economia sociale di mercato gli utili sono una buona cosa.
Ma di questi tempi è sbagliato accumulare proventi straordinari approfittando della guerra, a spese dei consumatori.
In momenti come questo i profitti devono essere condivisi e incanalati verso coloro che ne hanno più bisogno.
La nostra proposta raccoglierà oltre 140 miliardi di euro che gli Stati membri potranno usare direttamente per mitigare la situazione.
Poiché la crisi odierna è legata ai combustibili fossili, anche l’industria dei combustibili fossili ha una responsabilità particolare.
Le grandi compagnie petrolifere, del gas e del carbone stanno realizzando profitti enormi. Devono quindi dare un apporto commisurato, versando un contributo di crisi.
Le misure che stiamo mettendo a punto, tra cui i massimali di prezzo attualmente al vaglio, sono tutte temporanee e di emergenza.
Dobbiamo continuare a impegnarci per abbassare i prezzi del gas.
Bisogna garantire tanto la sicurezza dell’approvvigionamento quanto la nostra competitività a livello globale.
Elaboreremo quindi insieme agli Stati membri una serie di misure che tengano conto delle specificità delle nostre relazioni con i fornitori, da quelli più inaffidabili come la Russia ai partner fidati come la Norvegia.
Ho concordato con il primo ministro Støre l’istituzione di una task force; i lavori sono già iniziati.
In agenda c’è anche un altro tema importante.
Il mercato del gas è cambiato radicalmente, con il passaggio dal gas trasportato via gasdotto a quantità sempre maggiori di GNL.
Tuttavia l’indice di riferimento in uso nel mercato, il TTF, non è stato adattato.
La Commissione si adopererà per definirne uno più rappresentativo.
Al tempo stesso sappiamo che le imprese del settore energetico fanno fronte a gravi problemi di liquidità nei mercati a termine dell’energia elettrica, che mettono a repentaglio il funzionamento del nostro sistema energetico.
Collaboreremo con le autorità di regolamentazione del mercato per attenuare questi problemi modificando le norme sulle garanzie reali e adottando misure volte a limitare la volatilità infragiornaliera dei prezzi.
In ottobre modificheremo il quadro temporaneo in materia di aiuti di Stato per consentire la concessione di garanzie statali preservando al contempo la parità di condizioni.
Tutto ciò rappresenta un primo passo ma, oltre ad affrontare la crisi nell’immediato, dobbiamo guardare al futuro.
L’assetto attuale del mercato dell’energia, basato sull’ordine di merito, non è più nell’interesse dei consumatori.
Questi dovrebbero poter trarre vantaggio dalle fonti rinnovabili a basso costo.
Occorre arginare l’influenza dominante del gas sul prezzo dell’energia elettrica. A tal fine procederemo a una riforma profonda e onnicomprensiva del mercato dell’energia elettrica.
A questo punto va fatta un’altra un’osservazione importante. Mezzo secolo fa, negli anni Settanta, il mondo ha affrontato un’altra crisi dei combustibili fossili.
Alcuni di noi ricorderanno i fine settimana senza auto per risparmiare energia. Eppure abbiamo proseguito imperterriti sulla stessa strada.
Non abbiamo messo fine alla nostra dipendenza dal petrolio, anzi: i combustibili fossili hanno addirittura ricevuto cospicue sovvenzioni.
È stato un errore, non solo sul fronte del clima, ma anche su quello delle finanze pubbliche e della nostra indipendenza. Oggi ne stiamo ancora pagando le conseguenze.
All’epoca solo in pochi si sono resi conto che il vero problema erano i combustibili fossili in sé, non il loro prezzo.
Tra questi c’erano i nostri amici danesi.
Quando è scoppiata la crisi petrolifera, la Danimarca ha iniziato a investire massicciamente nell’energia eolica.
Ha gettato le basi della sua leadership mondiale nel settore e ha creato decine di migliaia di nuovi posti di lavoro.
Dobbiamo andare nella stessa direzione.
Non cercare solo una soluzione rapida ma un nuovo paradigma, un salto nel futuro.
ATTENERSI AI PIANI E PREPARARSI AL FUTURO
Onorevoli deputate, onorevoli deputati,
la buona notizia è che questa trasformazione necessaria è iniziata.
Sta avvenendo nel Mare del Nord e nel Baltico, dove i nostri Stati membri hanno investito massicciamente nell’eolico offshore.
Sta avvenendo in Sicilia, dove presto la più grande fabbrica fotovoltaica d’Europa produrrà pannelli solari di ultimissima generazione.
E sta avvenendo nel nord della Germania, dove i treni regionali circolano ormai con l’idrogeno verde.
L’idrogeno può essere la chiave di volta per l’Europa.
Per l’idrogeno dobbiamo passare da un mercato di nicchia a un mercato di massa.
Con REPowerEU abbiamo raddoppiato il nostro obiettivo: entro il 2030 vogliamo produrre nell’Unione europea dieci milioni di tonnellate d’idrogeno rinnovabile all’anno.
Per riuscirci dobbiamo creare un facilitatore di mercato per l’idrogeno così da colmare la carenza di investimenti e collegare la domanda e l’offerta future.
Per questo motivo posso annunciarvi oggi la nostra intenzione di creare una nuova Banca europea dell’idrogeno che contribuirà a garantire l’acquisto di idrogeno rinnovabile, in particolare utilizzando le risorse del Fondo per l’innovazione, e potrà investire 3 miliardi di euro per aiutarci a costruire il futuro mercato dell’idrogeno.
È così che si costruirà l’economia del futuro.
E questo è il nostro Green Deal europeo.
Negli ultimi mesi tutti noi abbiamo toccato con mano quanto sia importante il Green Deal europeo.
L’estate 2022 resterà nella nostra memoria. Tutti abbiamo visto fiumi in secca e foreste in fiamme e abbiamo sofferto il caldo torrido.
La situazione, però, è molto più critica. Finora i ghiacciai alpini erano serviti da serbatoi d’emergenza per fiumi come il Reno o il Rodano.
Ma con i ghiacciai d’Europa che si stanno sciogliendo a una velocità senza precedenti le siccità future saranno ben più gravi.
Dobbiamo impegnarci alacremente per adattarci ai cambiamenti climatici e fare della natura il nostro primo alleato.
Per questo motivo la nostra Unione insisterà per un accordo ambizioso per la natura a livello mondiale in occasione della conferenza delle Nazioni Unite sulla biodiversità, che quest’anno si svolgerà a Montreal.
Faremo altrettanto alla COP27 di Sharm el-Sheikh.
A breve termine, però, dovremo anche attrezzarci meglio per affrontare i cambiamenti climatici.
Nessun paese può far scudo da solo ad eventi meteorologici estremi e alle loro forze distruttive.
Quest’estate abbiamo inviato aerei dalla Grecia, dalla Svezia e dall’Italia per domare gli incendi in Francia e Germania.
Ma questi eventi stanno diventando sempre più frequenti e devastanti e l’Europa avrà quindi bisogno di maggiori capacità.
Ecco perché, oggi, annuncio che intendiamo raddoppiare le nostre capacità antincendio nel corso del prossimo anno.
L’Unione europea acquisterà dieci aeromobili anfibi leggeri e tre elicotteri supplementari per completare la nostra flotta.
È quello che intendiamo per “solidarietà europea in azione”.
Onorevoli deputate, onorevoli deputati,
gli ultimi anni ci hanno fatto capire quanto l’Europa possa realizzare quando è unita.
Dopo una pandemia senza precedenti, la nostra produzione economica ha superato in tempi record i livelli pre-crisi.
Siamo passati da una totale mancanza di vaccini a più di 4 miliardi di dosi garantite agli europei e al resto del mondo.
In tempi record abbiamo presentato SURE, che ha permesso ai lavoratori di conservare il loro impiego nonostante il calo di attività delle imprese.
Abbiamo attraversato la recessione più profonda dalla seconda guerra mondiale e abbiamo registrato la ripresa più rapida dal boom del dopoguerra.
È stato possibile perché tutti ci siamo mobilitati per un piano comune per la ripresa.
NextGenerationEU ha costituito un’iniezione di fiducia per la nostra economia.
E il suo cammino è appena iniziato.
Finora sono stati erogati agli Stati membri 100 miliardi di euro, il che significa che 700 miliardi di euro non sono ancora confluiti nella nostra economia.
NextGenerationEU garantirà un flusso costante di investimenti per sostenere l’occupazione e la crescita.
Darà sollievo alla nostra economia, ma soprattutto porterà innovazione.
Sta finanziando nuove turbine eoliche e parchi fotovoltaici, treni ad alta velocità e riqualificazioni energetiche.
NextGenerationEU è stato concepito quasi due anni fa, ma è esattamente ciò di cui l’Europa ha bisogno in questo momento.
Quindi atteniamoci al piano previsto e utilizziamo sul campo i finanziamenti disponibili.
Onorevoli deputate, onorevoli deputati,
per il futuro dei nostri figli occorre sia investire nella sostenibilità che investire in modo sostenibile.
Dobbiamo finanziare la transizione verso un’economia digitale e a emissioni zero.
Ma dobbiamo anche prendere atto della nuova realtà di un debito pubblico più elevato.
Servono norme di bilancio che ci consentano investimenti strategici ma che salvaguardino nel contempo la sostenibilità delle finanze pubbliche.
Norme che siano adeguate alle sfide di questo decennio.
In ottobre presenteremo nuove idee di governance economica.
Ma permettetemi di condividere con voi alcuni dei suoi principi di base.
Gli Stati membri dovrebbero disporre di una maggior flessibilità nel loro percorso di riduzione del debito.
Dovrebbe esserci tuttavia maggior responsabilità nell’attuare quanto concordato.
Servono norme più semplici che tutti siano in grado di seguire e che consentano di creare uno spazio aperto agli investimenti strategici e di dare ai mercati finanziari la fiducia di cui hanno bisogno.
Anche in questo caso tracciamo un cammino comune per il futuro, con più libertà di investimento e un maggior controllo su quanto realizzato.
Occorre una maggiore responsabilità da parte degli Stati membri e il conseguimento di migliori risultati per i cittadini.
Riscopriamo lo spirito di Maastricht: stabilità e crescita vanno necessariamente di pari passo.
Onorevoli deputate, onorevoli deputati,
nel muovere i primi passi verso questa transizione della nostra economia, dobbiamo affidarci ai valori duraturi della nostra economia sociale di mercato.
Basta basarsi sulla semplice idea che la forza maggiore dell’Europa risiede in ciascuno di noi.
La nostra economia sociale di mercato incoraggia tutti ad eccellere, ma si occupa anche delle nostre fragilità in quanto esseri umani; premia i risultati e garantisce protezione; offre opportunità, ma fissa anche dei limiti.
Oggi ne abbiamo ancor più bisogno, perché la forza della nostra economia sociale di mercato sarà il motore della transizione verde e digitale.
Abbiamo bisogno di un contesto imprenditoriale favorevole, di una forza lavoro con competenze adeguate e di un accesso alle materie prime necessarie per la nostra industria.
Da questo dipende la nostra futura competitività.
Dobbiamo rimuovere gli ostacoli che, ancor oggi, frenano le nostre piccole imprese.
Imprese che devono essere al centro di questa trasformazione, in quanto su di esse si basa la lunga storia di virtù industriale europea.
Imprese che hanno sempre messo al primo posto i loro dipendenti, anche e soprattutto in tempi di crisi.
Ma l’inflazione e l’incertezza le stanno stringendo in una morsa particolarmente opprimente.
Per questo motivo presenteremo un pacchetto di aiuti per le PMI che includerà anche una proposta riguardante un corpus unico di norme fiscali per l’attività imprenditoriale in Europa – il cosiddetto quadro BEFIT.
In questo modo sarà più facile operare nella nostra Unione. Ridurre la burocrazia significa migliorare l’accesso ad un mercato continentale dinamico.
Rivedremo anche la direttiva sui ritardi di pagamento, perché semplicemente non è giusto che un fallimento su quattro sia dovuto al mancato pagamento delle fatture entro le scadenze previste.
Per milioni di imprese familiari sarà come un’ancora di salvezza in acque agitate.
La carenza di risorse umane costituisce un’altra sfida per le imprese europee.
Il numero di disoccupati non è mai stato così basso.
È una buona notizia!
Contemporaneamente, però, il numero di posti di lavoro vacanti ha raggiunto livelli record.
Che si tratti di autotrasportatori, camerieri o personale aeroportuale, o ancora di personale sanitario, ingegneri o tecnici informatici: l’Europa ha bisogno di tutti, dal personale non qualificato ai laureati!
Per questo dobbiamo investire molto di più nella formazione e nello sviluppo delle competenze.
E vogliamo farlo lavorando fianco a fianco con le imprese.
Nessuno meglio di loro sa quali sono i professionisti di cui hanno bisogno, adesso e in futuro.
Dobbiamo conciliare meglio queste esigenze con gli obiettivi e le aspirazioni che chi cerca lavoro coltiva per il proprio percorso professionale.
Vogliamo inoltre assumere professionisti specializzati dall’estero che contribuiscano alla crescita delle nostre imprese e dell’Europa.
Un primo passo importante consiste nel migliorare e accelerare il riconoscimento delle loro qualifiche in Europa.
L’Europa deve riuscire ad attirare chi ha delle capacità e vuole mettersi in gioco.
Per questo propongo che il 2023 diventi l’Anno europeo delle competenze e in particolare della formazione continua.
Onorevoli deputate, onorevoli deputati,
Il terzo punto che voglio trattare riguarda le nostre piccole e medie imprese e la nostra industria.
Che si parli di semiconduttori su misura per la realtà virtuale o di celle fotovoltaiche non fa differenza: l’accesso alle materie prime è decisivo per il successo della nostra transizione verso un’economia sostenibile e digitale.
A breve il litio e le terre rare acquisiranno più importanza del petrolio e del gas.
La sola domanda di terre rare sarà quintuplicata entro il 2030.
È un segnale positivo!
Ci indica infatti la rapidità con cui sta progredendo il Green Deal europeo.
Il problema è che attualmente un solo paese detiene quasi la totalità del mercato.
Dobbiamo evitare di ritrovarci nuovamente in una situazione di dipendenza, come è avvenuto con il petrolio e il gas.
Qui entra in gioco la nostra politica commerciale.
Con l’aiuto di nuovi partenariati non solo rafforzeremo la nostra economia, ma promuoveremo anche i nostri interessi e i nostri valori a livello globale.
Collaborando con partner che condividono i nostri principi, possiamo garantire norme in materia di lavoro e ambiente anche al di fuori dei nostri confini.
Dobbiamo rinnovare innanzitutto le nostre relazioni con questi partner e con le principali regioni in crescita.
Sottoporrò pertanto a ratifica gli accordi con il Cile, il Messico e la Nuova Zelanda.
Nel contempo stiamo portando avanti i negoziati con partner importanti come l’Australia e l’India.
Ma la sicurezza dell’approvvigionamento è solo un primo passo.
La lavorazione di questi metalli è altrettanto critica.
Oggi la Cina controlla l’industria mondiale della trasformazione: quasi il 90 % delle terre rare e il 60 % del litio sono trasformati in Cina.
Individueremo progetti strategici lungo tutta la catena di approvvigionamento, dall’estrazione alla raffinazione, dalla trasformazione al riciclaggio. E vogliamo costituire riserve strategiche laddove l’approvvigionamento è a rischio.
Per questo motivo annuncio oggi una normativa europea sulle materie prime critiche.
Sappiamo che questo approccio può funzionare.
Cinque anni fa l’Europa ha varato l’Alleanza delle batterie e a breve due terzi delle batterie di cui abbiamo bisogno saranno prodotte in Europa.
Lo scorso anno ho annunciato una normativa europea sui semiconduttori. I lavori per il primo grande stabilimento di semiconduttori inizieranno nei prossimi mesi.
Ora dobbiamo replicare questo successo.
Anche per questo vogliamo aumentare la nostra partecipazione finanziaria a importanti progetti di comune interesse europeo.
E per il futuro mi adopererò per creare un nuovo Fondo per la sovranità europea.
Facciamo in modo che il futuro dell’industria sia europeo.
DIFENDERE LA NOSTRA DEMOCRAZIA
Onorevoli deputate, onorevoli deputati,
Guardando alla situazione in cui versa il mondo oggi, spesso si può avere la sensazione che ciò che un tempo appariva così stabile stia ora svanendo.
E, in qualche modo, la scomparsa della regina Elisabetta II la settimana scorsa ce lo ha ricordato.
Parliamo di una leggenda!
È stata un punto fermo durante tutti gli eventi e cambiamenti tumultuosi degli ultimi 70 anni.
Ha svolto la sua funzione con stoicismo e determinazione.
Ma soprattutto ha sempre trovato le parole giuste, in ogni momento.
Dagli annunci radiofonici ai bambini evacuati a causa della guerra nel 1940 fino al suo storico discorso durante la pandemia.
Ha parlato non solo al cuore della sua nazione, ma anche all’anima del mondo.
E quando penso alla situazione in cui ci troviamo oggi, sento ancora la forza delle sue parole nella fase culminante della pandemia.
Ecco le sue parole: “Ce la faremo e la vittoria apparterrà a ciascuno di noi”.
Ci ha sempre ricordato che il nostro futuro si costruisce su nuove idee e si fonda sui nostri valori più antichi.
Dalla fine della seconda guerra mondiale ci siamo adoperati per la democrazia e lo Stato di diritto, come avevamo promesso.
E le nazioni del mondo hanno costruito insieme un sistema internazionale che promuove la pace e la sicurezza, la giustizia e il progresso economico.
Oggi tutto questo è diventato l’obiettivo dei missili russi.
Ciò che abbiamo visto nelle strade di Bucha, nei campi di cereali bruciati e ora ai cancelli della più grande centrale nucleare ucraina non è solo una violazione delle norme internazionali.
È un tentativo deliberato di liquidarle.
Questo momento rappresenta uno spartiacque nella politica internazionale e richiede un ripensamento del nostro programma di politica estera.
È il momento di investire nella forza delle democrazie.
Questo lavoro inizia con il gruppo di partner con cui condividiamo gli stessi principi: i nostri amici in ogni singola nazione democratica del pianeta.
Vediamo il mondo con gli stessi occhi. E dobbiamo mobilitare il nostro potere collettivo per dare forma al bene a livello mondiale.
Dobbiamo avere l’ambizione di ampliare questo nucleo di democrazie. Il modo più immediato di farlo è approfondire i nostri legami e rafforzare le democrazie nel nostro continente.
Penso innanzitutto ai paesi che sono già sul cammino verso la nostra Unione.
Dobbiamo essere al loro fianco ad ogni passo.
Perché il cammino verso democrazie forti e il cammino verso la nostra Unione coincidono.
Mi rivolgo quindi ai popoli dei Balcani occidentali, dell’Ucraina, della Moldova e della Georgia: fate parte della nostra famiglia, il vostro futuro è nella nostra Unione e la nostra Unione non sarà completa senza di voi!
Abbiamo anche visto che è necessario interagire con i paesi dell’Europa, al di là del processo di adesione.
Per questo sostengo la richiesta di una Comunità politica europea. E presenteremo le nostre idee al Consiglio europeo.
Ma il nostro futuro dipende anche dalla nostra capacità di estendere il nostro impegno al di là del gruppo costituito dai nostri partner democratici.
Paesi vicini e lontani condividono l’interesse a collaborare con noi sui grandi problemi di questo secolo, come i cambiamenti climatici e la digitalizzazione.
Questa è l’idea principale alla base del Global Gateway, il piano di investimenti che ho annunciato un anno fa.
E che sta già dando risultati concreti.
Insieme ai nostri partner africani stiamo costruendo due fabbriche, in Ruanda e in Senegal, per la produzione di vaccini a mRNA. Saranno prodotti in Africa, per l’Africa, con tecnologie di prim’ordine.
E ora riproponiamo questo approccio in America latina nell’ambito di una strategia di impegno più ampia.
Sono necessari investimenti su scala mondiale.
Vogliamo quindi collaborare con i nostri amici negli Stati Uniti e con altri partner del G7 per conseguire questo obiettivo.
In quest’ottica, il presidente Biden e io organizzeremo una riunione dei leader per esaminare e annunciare progetti di attuazione.
Onorevoli deputate, onorevoli deputati,
queste iniziative fanno parte del lavoro di rafforzamento delle nostre democrazie.
Non dobbiamo però perdere di vista il modo in cui le autocrazie straniere stanno prendendo di mira i nostri paesi.
Vi sono soggetti stranieri che finanziano istituti che minano i nostri valori.
La loro disinformazione si sta diffondendo, dalla rete alle aule delle nostre università.
Quest’anno l’università di Amsterdam ha chiuso un centro di ricerca che si dichiarava indipendente, ma che in realtà riceveva finanziamenti cinesi. Il centro pubblicava delle cosiddette ricerche sui diritti umani, in cui le prove dell’esistenza di campi di lavoro forzato per la popolazione uigura venivano liquidate come “dicerie”.
Queste menzogne sono tossiche per le nostre democrazie.
Pensate a questo: abbiamo introdotto una normativa per controllare gli investimenti esteri diretti nelle nostre imprese per motivi di sicurezza.
Se tuteliamo la nostra economia, non dovremmo fare altrettanto con i nostri valori?
Dobbiamo proteggerci meglio dalle ingerenze malevole.
È per questo che presenteremo un pacchetto per la difesa della democrazia, per individuare influenze straniere occulte e finanziamenti sospetti.
Non permetteremo a nessuno Stato autocratico di ingannarci per attaccare le nostre democrazie dall’interno.
Da più di 70 anni il nostro continente avanza deciso verso la democrazia, ma i benefici di questo lungo viaggio non sono garantiti.
Molti e molte di noi hanno dato per scontata la democrazia troppo a lungo. Specialmente chi, come me, non sa cosa significhi vivere sotto il pugno di un regime autoritario.
Oggi ci rendiamo tutti e tutte conto di dover combattere per le nostre democrazie, giorno dopo giorno.
Dobbiamo proteggerle tanto dalle minacce esterne quanto dai vizi che le corrodono dall’interno.
La mia Commissione ha il dovere e il nobile compito di proteggere lo Stato di diritto.
Perciò vi assicuro che continueremo a difendere l’indipendenza della magistratura.
Proteggeremo anche il nostro bilancio grazie al meccanismo di condizionalità.
Oggi vorrei anche soffermarmi sulla corruzione e su tutti i suoi aspetti: agenti stranieri che tentano di influenzare il nostro sistema politico, imprese e fondazioni sospette che abusano del denaro pubblico.
Se vogliamo risultare credibili quando chiediamo ai paesi candidati di rafforzare le loro democrazie, dobbiamo eliminare la corruzione anche all’interno dell’Unione.
Per questo motivo il prossimo anno la Commissione presenterà misure per aggiornare il nostro quadro legislativo di lotta alla corruzione.
Adotteremo un atteggiamento più duro nei confronti di reati come l’arricchimento illecito, il traffico d’influenza e l’abuso di potere, oltre che della corruzione in senso più classico.
Proporremo inoltre di includere la corruzione nel regime di sanzioni in materia di diritti umani, il nostro nuovo strumento per proteggere i valori dell’UE all’estero.
La corruzione erode la fiducia nelle nostre istituzioni; dobbiamo quindi combatterla con tutta la forza della legge.
Onorevoli deputate, onorevoli deputati,
i nostri padri fondatori intendevano solo posare la prima pietra di questa democrazia.
Hanno sempre pensato che le generazioni future avrebbero completato la loro opera.
“La democrazia non è passata di moda, ma deve aggiornarsi per continuare a essere strumento per migliorare la vita delle persone”David Sassoli
“La democrazia non è passata di moda, ma deve aggiornarsi per continuare a essere strumento per migliorare la vita delle persone”. Sono le parole di David Sassoli, un grande europeo al quale oggi rendiamo tutti omaggio.
David Sassoli era convinto che l’Europa dovesse sempre cercare nuovi orizzonti.
E in questo periodo di avversità iniziamo a intravedere quali potrebbero essere i nostri nuovi orizzonti.
Un’Unione più coraggiosa, più vicina alle persone nei momenti di bisogno, più audace nel far fronte a sfide storiche e alle preoccupazioni quotidiane degli europei e nel restare al loro fianco nelle grandi prove della vita.
È per questo che la Conferenza sul futuro dell’Europa è stata così importante: è stata il primo esempio di un diverso tipo di partecipazione civica, che va ben oltre quella del giorno delle elezioni.
Adesso, dopo aver ascoltato la voce dei suoi cittadini e delle sue cittadine, l’Europa deve dare risposte concrete.
I panel europei di cittadini, che hanno svolto un ruolo centrale nella Conferenza, diventeranno una costante della nostra vita democratica.
Nella lettera di intenti che ho inviato oggi alla Presidente Metsola e al Primo ministro Fiala ho presentato una serie di proposte per l’anno a venire che scaturiscono dalle conclusioni della Conferenza.
Tra queste c’è una nuova iniziativa sulla salute mentale.
Dovremmo prenderci più cura gli uni degli altri, e per molte persone che si sentono ansiose e smarrite un sostegno adeguato, accessibile e a prezzi abbordabili può davvero fare la differenza.
Onorevoli deputate, onorevoli deputati,
le istituzioni democratiche devono costantemente conquistarsi e riconquistarsi la fiducia dei cittadini. Dobbiamo essere all’altezza delle nuove sfide che la storia continuerà a porci. Proprio come lo sono stati gli europei quando milioni di persone provenienti dall’Ucraina hanno bussato alla loro porta.
Questa è la migliore espressione dell’Europa: un’Unione fatta di determinazione e solidarietà.
Determinazione e spirito di solidarietà che tuttavia sono ancora assenti nel dibattito sulla migrazione.
Le nostre azioni nei confronti dei rifugiati ucraini non devono essere un’eccezione; possono anzi rappresentare la rotta da seguire per il futuro.
Servono procedure eque e rapide, un sistema a prova di crisi e velocemente attuabile e un meccanismo permanente e giuridicamente vincolante che garantisca la solidarietà.
Allo stesso tempo abbiamo bisogno di un controllo efficace delle nostre frontiere esterne, nel rispetto dei diritti fondamentali.
Voglio un’Europa che gestisca la migrazione con dignità e rispetto.
Voglio un’Europa in cui tutti gli Stati membri si assumano la responsabilità dei problemi comuni.
E un’Europa che dia prova di solidarietà nei confronti di tutti gli Stati membri.
Abbiamo fatto progressi per quanto riguarda il patto e abbiamo ormai una tabella di marcia. Ora abbiamo bisogno di una volontà politica all’altezza.
Onorevoli deputate, onorevoli deputati,
tre settimane fa ho avuto l’occasione di incontrare 1 500 giovani di tutta Europa e di tutto il mondo a Taizé.
Hanno opinioni diverse, vengono da paesi e contesti diversi e parlano lingue diverse, eppure qualcosa li unisce.
Condividono un insieme di valori e ideali. Credono in questi valori e condividono la passione per qualcosa di più grande. La loro è una generazione che non si limita a sognare ma agisce anche. Nel mio ultimo discorso sullo stato dell’Unione vi ho detto che vorrei che l’Europa somigliasse di più a questi giovani.
Dovremmo porre le loro aspirazioni al centro del nostro lavoro.
E il luogo per farlo sono i nostri trattati istitutivi.
Ogni azione dell’Unione dovrebbe ispirarsi a un principio semplice: non compromettere il futuro dei nostri ragazzi e lasciare un mondo migliore alle prossime generazioni.
Perciò, onorevoli deputate e deputati, ritengo che sia arrivato il momento di iscrivere la solidarietà tra generazioni tra i principi dei nostri trattati.
È ora di rinnovare la promessa europea.
Di migliorare il nostro modo di agire e prendere le decisioni.
Qualcuno potrebbe dire che non è il momento giusto. Ma se vogliamo davvero prepararci al mondo di domani dobbiamo essere in grado di intervenire sulle questioni che stanno più a cuore alle persone.
E dato che ci stiamo impegnando seriamente per allargare l’Unione, dobbiamo impegnarci seriamente anche per riformarla.
Pertanto, come questo Parlamento ha chiesto, ritengo che sia giunto il momento di una convenzione europea.
CONCLUSIONE
Onorevoli deputate, onorevoli deputati,
si dice che la luce risplenda di più nell’oscurità.
È stato sicuramente così per le donne e i bambini in fuga dalle bombe russe.
Scappavano da un paese in guerra, pieni di tristezza per ciò che si lasciavano alle spalle e di paura per il futuro.
Ma sono stati accolti a braccia aperte da molte persone come Magdalena e Agnieszka, due giovani donne polacche che hanno dato prova di grande altruismo.
Non appena hanno saputo dell’arrivo di treni pieni di rifugiati, sono corse alla stazione centrale di Varsavia. Hanno iniziato a organizzarsi, hanno allestito una tenda per dare assistenza a quante più persone possibile. Hanno contattato i supermercati per chiedere viveri e si sono rivolte alle autorità locali per organizzare il trasporto in autobus verso i centri di accoglienza. In pochi giorni hanno riunito 3 000 volontari per accogliere i rifugiati tutti i giorni e a tutte le ore.
Onorevoli deputate, onorevoli deputati,
oggi Magdalena e Agnieszka sono qui con noi.
Facciamo insieme un applauso a loro e a tutte le cittadine e i cittadini europei che hanno aperto i loro cuori e le loro case.
La loro storia è emblematica di tutto ciò che la nostra Unione rappresenta e intende realizzare.
È una storia di cuore, volontà e solidarietà.
Hanno mostrato a tutti quello che l’Europa può realizzare quando unisce le forze in nome di una missione comune.
Questo è lo spirito dell’Europa.
Un’Unione che è forte solo se unita.
Un’Unione che supera le avversità insieme.
Viva l’Europa!
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