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Divano Da Dante a Bianciardi, la Maremma nell’universo della finzione

Pubblicato quasi 6 anni faEdizione del 28 dicembre 2018
A Dante rivolge Pia de’ Tolomei poche parole. Paiono giungere dai silenzi che fasciavano le lontananze ove ella fu soppressa: “Siena mi fe’, disfecemi Maremma”. Da allora l’evocazione della Maremma ha richiamato le crudezze d’una natura inospite, aspra. Fu questa la Maremma di Salvator Rosa che a Monterufoli dipinse, nell’estate del 1650, il suo solitario Democrito in meditazione. Una terra impervia, che esigeva dedizione, taciturna costanza, capace di forgiare una scabra gamma di sentimenti distillata in passioni irrevocabili: “le forti prove e le sudate/cacce ed i perigliosi avvolgimenti”. Tenzone e cimento. Schiettezza, fierezza. E libertà, perseguita fino alla scelta della...

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