Cultura

Djaïli Amadou Amal, nell’attesa indocile per sfuggire al dogma del «munyal»

Djaïli Amadou Amal, nell’attesa indocile per sfuggire al dogma del «munyal»Djaïli Amadou Amal, foto di Bruno Fert

INTERVISTA A colloquio con la scrittrice camerunense a proposito del suo romanzo «Le impazienti», edito da Solferino. «A diciassette anni mi sono sposata: un matrimonio imposto. È grazie alla lettura che mi sono salvata. Per le donne dell’etnia Fulani il sacrificio della propria felicità è a profitto di quella di marito e figli. L’interpretazione faziosa di tutte le religioni rivelate ha come conseguenze la difficoltà e l’impossibilità di distinguere le tradizioni locali dagli stessi testi sacri»

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 13 luglio 2021
Attivista femminista e scrittrice fulani, Djaïli Amadou Amal nasce a Maroua nell’estremo nord del Camerun. Grazie alla sua scrittura, negli ultimi dieci anni la letteratura del Sahel si è arricchita in sfumature, nuotando nel bacino di una tematica che avvicinando tradizione e scosse di modernità svela i meandri di una società fortemente androcentrica. Scuotendo le fondamenta patriarcali, la penna incisiva e impegnata di Djaïli Amadou Amal si è mossa nella scrittura di tre romanzi: Walaande ou l’art de partager un mari (Ifrikiya, 2010); Mistirijo, la mangeuse d’âmes (Ifrikiya, 2013) e Munyal ou les larmes de la patience (Proximité, 2017), editi...

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