Cultura
«Donne di conforto», una memoria senza pace
Intervista Parla la scrittrice Mary Lynn Bracht, autrice di «Figlie del mare», un romanzo che dà voce alle 200mila giovani coreane e cinesi rapite dai soldati di Tokio durante la Seconda guerra mondiale e costrette in «bordelli-lager», spesso fino alla morte. Una vicenda ancora senza giustizia
L’opera che rende omaggio alle «donne di conforto» davanti all’ambasciata giapponese di Seul
Intervista Parla la scrittrice Mary Lynn Bracht, autrice di «Figlie del mare», un romanzo che dà voce alle 200mila giovani coreane e cinesi rapite dai soldati di Tokio durante la Seconda guerra mondiale e costrette in «bordelli-lager», spesso fino alla morte. Una vicenda ancora senza giustizia
Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 5 maggio 2018
Hana e Emi sono nate in una famiglia di haenyeo, le donne che vivono di pesca nell’isola di Jeju, a sud della penisola coreana. Donne forti, indipendenti che da generazioni fanno un lavoro duro, altrove riservato ai maschi. Quando la Seconda guerra mondiale arriva sulle loro spiagge, la prima, già adolescente, salva la sorella, ancora bambina, dalle razzie dei soldati giapponesi alla ricerca di giovani da imprigionare e trasformare in «schiave sessuali» nei «lager-bordello» che sorgono nelle retrovie dell’offensiva di Tokio. Sessant’anni più tardi, Emi cercherà ancora, tra le donne che manifestano davanti alle sedi diplomatiche giapponesi in Corea del...