Cultura
Dorothy Day, quell’inquieto amore per i diseredati
RITRATTI «Una lunga solitudine», l’autobiografia firmata dall'attivista statunitense. Cronista e infermiera, radicale e anarchica. Nel 1933 fonda il giornale «Catholic Worker», poi divenuto un movimento mondiale, e le case di ospitalità. Sessant’anni di storia americana raccontati da una protagonista del Novecento
Dorothy Day, foto in creative commons (wikipedia)
RITRATTI «Una lunga solitudine», l’autobiografia firmata dall'attivista statunitense. Cronista e infermiera, radicale e anarchica. Nel 1933 fonda il giornale «Catholic Worker», poi divenuto un movimento mondiale, e le case di ospitalità. Sessant’anni di storia americana raccontati da una protagonista del Novecento
Pubblicato quasi 4 anni faEdizione del 29 dicembre 2020
«Una cosa era scrivere di vicende altrui, avere una conoscenza teorica dello sfruttamento di manodopera, delle ingiustizie e della fame; ben altro era sperimentarlo sulla propria pelle». Quando nel 1952 Dorothy Day consegna questo pensiero si riferisce alla sua prigionia, raccontata nell’autobiografia The Long Loneliness insieme a quasi sessant’anni di storia americana. Tradotta per Jaca Book poco dopo la morte di Day (29 novembre 1980) ora viene ripubblicata perché da qualche tempo non più disponibile in commercio. Una lunga solitudine (pp. 263, euro 20, traduzione di Marilina Degli Alberti) racconta la storia di una protagonista straordinaria del Novecento. ATTIVISTA RADICALE...