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Dostoevskij, a ogni carattere la sua maschera verbale

Dostoevskij, a ogni carattere la sua maschera verbaleUna scena dai «I fratelli Karamazov» nell’adattamento diretto da Lev Dodin per il Maly Drama Theatre di San Pietroburgo, 2021; foto di Viktor Vasiliev

Classici ritradotti Da Einaudi, una nuova, felice versione di Claudia Zonghetti dei «Fratelli Karamazov», il classico russo più ostico per i traduttori: vinta la sfida della differenziazione dei registri, che ne fa esplodere la teatralità

Pubblicato quasi 3 anni faEdizione del 19 dicembre 2021
Dostoevskij scriveva male: tra chi legge il russo è una delle considerazioni che più spesso, a «microfoni spenti», si sente ripetere. Il sublime radiografo degli abissi dell’animo sarebbe un prosatore sciatto, brusco, che aggruma giornalisticamente il pensiero. E anzi, proprio questo suo disinteresse per la forma ne avrebbe garantito un’indolore trasponibilità in lingue straniere e il successo planetario. Mai calunnia è stata più subdolamente prossima al vero. Rendere in italiano lo «scriver male» di Dostoevskij è la sfida essenziale che affronta Claudia Zonghetti nella sua nuova versione in due volumi dei Fratelli Karamazov (Einaudi, pp. 453 + 607, euro 32,00),...

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