Alias Domenica
Dudovich nell’inconscio ottico
Al m.a.x. di Chiasso "Marcello Dudovich (1878 -1962). Fotografia fra arte e passione", a cura di Roberto Curci La mostra si sforza di stabilire il peso della fotografia nell’arte del litografo e cartellonista triestino: non fu intesa come espressione autonoma, ma quale stimolo a ricercare «indizi» visivi
Marcello Dudovich, "Donna sulla spiaggia con cane", 1922, bozzetto su carta, collezione privata
Al m.a.x. di Chiasso "Marcello Dudovich (1878 -1962). Fotografia fra arte e passione", a cura di Roberto Curci La mostra si sforza di stabilire il peso della fotografia nell’arte del litografo e cartellonista triestino: non fu intesa come espressione autonoma, ma quale stimolo a ricercare «indizi» visivi
Pubblicato circa 5 anni faEdizione del 27 ottobre 2019
Maurizio GiufrèCHIASSO
Durante la sua prolifica carriera di artista il migliore ritratto di Marcello Dudovich lo fece Leonardo Borgese: «Artista visivo e rappresentativo, per nulla letterato, e che fu raccontatore solo mediante l’immagine e il tipo». È il 1968 quando il critico milanese dà questo icastico profilo dell’artista triestino. L’occasione gli fu offerta dalla mostra milanese di Dudovich allestita in Palazzo Reale. Accanto ai suoi manifesti per La Rinascente, Bugatti, Florio, Marzotto, Borsalino, Pirelli e tante altri marchi, non si era trascurta una adeguata selezione di opere pittoriche e di disegni, ma i suoi scatti fotografici erano assenti. D’altronde è stato così...