Editoriale

Due mesi fa a Washington

Due mesi fa a Washington

Abu Omar Napolitano grazia l'ufficiale Nato

Pubblicato più di 11 anni faEdizione del 6 aprile 2013

«Obama è stato impeccabile». Disse così Giorgio Napolitano quando a febbraio scorso, dieci giorni prima delle elezioni in Italia, fu ricevuto con tutti gli onori alla Casa Bianca. Il presidente americano, assicurò il presidente italiano, non si intromette nelle vicende politiche di casa nostra. E in quelle giuridiche? Il presidente Napolitano giunto ormai alla fine del suo mandato ha graziato ieri il colonnello americano Joseph Romano, ex responsabile della sicurezza della base di Aviano. Era stato condannato a 7 anni per aver favorito il rapimento di Abu Omar. L’Italia avrebbe dovuto chiedere la sua estradizione agli Usa.

La sorte di Romano è sempre stata in cima ai pensieri dell’amministrazione americana. I cablogrammi diffusi da Wikileaks hanno raccontato come direttamente il ministro della difesa Gates avesse fatto pressioni sul governo italiano. Sono venute alla luce le imbarazzanti concessioni di Berlusconi e La Russa, l’Italia prometteva di «lavorare sodo per risolvere la situazione». Grazie a dosi abbondanti di segreto di stato, come dimostrano le motivazioni della sentenza di appello che ha condannato gli ex vertici del Sismi per la stessa vicenda. E sono stati tre i governi – Prodi, Berlusconi e Monti – ad aver posto il segreto di stato sul sequestro di Abu Omar. Ma il governo Monti ha fatto di più.

Il 15 febbraio scorso, quando era già in carica solo per gli affari correnti, e quando l’attenzione era rivolta al colloquio che proprio quel giorno Napolitano aveva a Washington con Obama, il governo Monti ha approvato una modifica a un vecchio regolamento del ’56 in base alla quale il ministero della giustizia può adesso rinunciare più facilmente alla giurisdizione sui militari Nato. Come Romano, che però nel frattempo era stato già condannato definitivamente. Pochi giorni fa, l’11 marzo, il presidente della Repubblica ha emanato per decreto la modifica. Ieri Napolitano, che aveva pensato alle dimissioni ma non si è poi dimesso, ha potuto graziare Romano citando anche questa novità tra le ragioni che lo hanno indotto al gesto Una nuova norma e il favor rei.

Fino a ieri l’Italia eraportata ad esempio come unico stato capace di processare e condannare gli ufficiali responsabili delle rendition. Napolitano invece è portato ad esempio, si poteva leggere proprio ieri sul Corriere della Sera, dall’ambasciatore americano, che si augura la sua rielezione. Ma il capo dello stato ha detto di no, non accetterà. Stanno però salendo le quotazioni della ministra della giustizia.

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