Editoriale

E’ la pace? Macché, è la spending review bellezza

Bombardieri Dopo l’Austerity, a cadere in disgrazia sono gli F35, i cacciabombardieri Joint Stright Fighter che solo in un paese con la conoscenza media dell’inglese di parlamentare dell’Italia dei valori passato […]

Pubblicato più di 10 anni faEdizione del 18 marzo 2014

Dopo l’Austerity, a cadere in disgrazia sono gli F35, i cacciabombardieri Joint Stright Fighter che solo in un paese con la conoscenza media dell’inglese di parlamentare dell’Italia dei valori passato con Silvio Berlusconi potevano essere spacciati per «un mezzo non di attacco» (dialogo-tipo in Commissione Difesa: «Ma se non sono aerei da guerra perché si chiamano così?» «Così come?»).

A difendere i Jsf è rimasto solo l’ex ministro della difesa (dei cacciabombardieri) Mario Mauro, uno dei dieci saggi a suo tempo convocati da Giorgio Napolitano per individuare le priorità del paese (ve li ricordate i 10 saggi, tutti maschi? Resto col dubbio che Napolitano volesse organizzare una partita di calcetto), nonché testimonial della campagna pubblicitaria del colosso dell’industria bellica Lockheed Martin, produttore degli F35, dove il ministro scandiva festosamente lo slogan «To love peace you must arm peace» (mi ero sempre chiesta in quali circostanze sarebbe morto John Lennon se fosse scampato ai proiettili di Mark Chapman).

Mauro si duole dell’intenzione ventilata dal ministro Roberta Pinotti di ridurre ulteriormente l’acquisto degli F35 e dichiara al Corriere della sera: «L’acquisto degli F35 era stato votato dal Pd, non si può cambiare linea in continuazione!» (deve averglielo fatto notare qualcuno quando è passato da Berlusconi a Monti. O da Monti ai Popolari per l’Italia). Il motivo per cui il governo italiano – ultimo tra tutti i governi che hanno partecipato alla costruzione degli F35 – ha deciso di alleggerire l’ordinativo ha poco a che vedere con questioni etiche: il fatto è che i Joint Stright Fighter costano il triplo rispetto a quanto inizialmente preventivato dal Pd (17 miliardi invece di 5. Doveva aver fatto i conti lo stesso che ha contato le mani alzate per Romano Prodi).
Inoltre, l’aereo non funziona: il meccanismo di aggancio di coda ha fallito otto test su otto, ha problemi all’accensione, vibra in modo anomalo, si deperisce prima del previsto e costa il triplo di un altro modello (ma come gli è venuto in mente di costruire aerei da guerra alla Apple?). Quindi si è scelto di correre ai ripari puntando su un diverso modello: l’Eurofighter, intercettore trasformabile in cacciabombardiere.

Il Pd sta preparando un documento per illustrare i risparmi di spesa e la sinistra Pd esulta, ma più che una vittoria della sinistra a me pare una sconfitta: che la rinuncia all’acquisto di una flotta di aerei da guerra sia indotta dalla spending review piuttosto che dal disarmo. Sì, lo so che i cacciabombardieri servono a esportare la democrazia, ma non vorrei che a forza di esportarla finisce che restiamo senza.

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