Visioni
E poi fu amore per la Zanazzi
Le biciclette del desiderio A Milano io e l’Atala ci sentivamo due orfane, per noi abituate a Parma i ciclisti erano dei dilettanti. Quando voglio fare la parmigiana indosso i tacchi alti, gonne con lo spacco e pedalo. Ogni volta ho cuccato
«Overseas Intercultural Interchange» di Robert Rauschenberg
Le biciclette del desiderio A Milano io e l’Atala ci sentivamo due orfane, per noi abituate a Parma i ciclisti erano dei dilettanti. Quando voglio fare la parmigiana indosso i tacchi alti, gonne con lo spacco e pedalo. Ogni volta ho cuccato
Pubblicato circa 7 anni faEdizione del 24 agosto 2017
C’era poco da insistere, a Milano io e l’Atala ci sentivamo due orfane. Quando sei abituato a pedalare per strade dove i padroni sono i ciclisti, posti come Milano producono frustrazioni pesanti. Credo sia anche per questo che lì, soprattutto allora, trent’anni fa, quasi nessuno pensava di usare la bicicletta. Ciò mi sembrò stranissimo perché se c’è una città facile da percorrere con una due ruote, in teoria, è proprio Milano che non ha salite né discese, pochissimi ponti e le strade tutte in piano. I ciclisti milanesi però avevano, e in parte ancora hanno, alcuni problemi enormi: il traffico...