Visioni
È sempre il momento di Ubu re, che il mondo lo voglia oppure no
Teatro A Roma, Teatro Argentina, il capolavoro di Alfred Jarry, con la presenza di due attori napoletani, Massimo Andrei e Gea Martire, come Ubu e Madre Ubu, che imprime una inclinazione verso non tanto sotterranei recessi partenopei
Foto di scena: Claudia Pajewski
Teatro A Roma, Teatro Argentina, il capolavoro di Alfred Jarry, con la presenza di due attori napoletani, Massimo Andrei e Gea Martire, come Ubu e Madre Ubu, che imprime una inclinazione verso non tanto sotterranei recessi partenopei
Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 24 luglio 2021
Gianfranco CapittaROMA, TEATRO ARGENTINA
Ubu re (e il suo inventore ovviamente, Alfred Jarry) è davvero un padre di tutto il teatro moderno. Dal debutto a Parigi, 1896, ha terremotato e influenzato tutto il 900 e le sue avanguardie, con i suoi sogni di potenza, le sue debolezze e la forza erculea delle sue sbruffonate. Insomma è davvero un testo «sacro» (dietro la sua apparente «blasfemia»),anche oggi che pure la realtà ha superato tutto quello che lui aveva potuto immaginare: congiure, ambizioni, colpi di stato, spartizioni di regni e invenzione di geografie immaginarie, oggi informazioni presenti in ogni notiziario, come la sua conquista del trono...