Cultura
Edina Szvoren, racconti di un’Ungheria quotidiana
BOOKCITY Intervista con Edina Szvoren, intorno al suo «Non c’è e non deve esserci».
Judit Rita Raboczky, «Looking in the Mirror» (2011)
BOOKCITY Intervista con Edina Szvoren, intorno al suo «Non c’è e non deve esserci».
Pubblicato circa 7 anni faEdizione del 16 novembre 2017
Il ritmo della scrittura di Edina Szvoren rimanda alla musica, che è peraltro parte integrante della sua vita: per formazione e per lavoro, infatti, la scrittrice ungherese insegna solfeggio e teoria musicale al Liceo Bartók di Budapest. Ora, nella preziosa e curata collana Elit di Mimesis – che quest’estate aveva pubblicato anche il Montecristo comunista di Noémi Szecsi e che apre spazi letterari europei centro-orientali e balcanici nuovi – è appena uscito, (anch’esso nella traduzione di Claudia Tatasciore) Non c’è e non deve esserci (pp. 262, euro 18), un volume di racconti. Come nelle tre precedenti raccolte di prose brevi...