Cultura

Edith Bruck, una tessitura di vita nella lingua dei fatti

Edith Bruck - Foto di Michele CorleoneEdith Bruck – Michele Corleone

Tempi presenti Esce per La nave di Teseo «Il pane perduto». Un racconto di sé che indaga le ombre del Novecento, dove la scrittura si impone «per necessità, per respirare». Del suo essere testimone della Shoah ha raccontato in molti altri libri. Queste pagine sono diverse: un bilancio del percorso che dall’Ungheria l’ha condotta ad oggi, novantenne a Roma

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 3 marzo 2021
Il pane perduto, l’ultimo libro di Edith Bruck (La nave di Teseo, pp. 128, euro 16), offre pagine di intensità struggente, di una lingua piegata alle vite vissute, scritture plurali nel tempo e nello spazio eppure straordinaria espressione di una vita unica, sofferta e vivida. Un regalo doloroso e commovente come la vita di cui racconta: non un libro sui campi di sterminio, un libro sulla vita. Anche se comincia con «tanto tempo fa» non è una favola quella delle pagine d’inizio: «c’era una bambina che, al sole della primavera, con le sue treccine bionde sballonzolanti correva scalza nella polvere...
Errata Corrige

Per uno spiacevole errore, nella versione originale dell’articolo era stato dimenticato il credit della foto, che è di Michele Corleone. Ci scusiamo con lui e con i lettori.

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